Corriere Torino

«Il mio Squaring the Circle una storia davvero fantastica»

Il film sulla storia della Hipgnosis proiettato martedì a Seeyousoun­d Il regista è Anton Corbijn, fotografo che più di altri ha raccontato il rock

- Luca Castelli

Prendete il prisma di Dark Side of the Moon, il maiale volante di Animals, i bambini di Houses of the Holy e tante altre famose copertine di dischi degli anni 70. Aggiungete Anton Corbijn, il regista-fotografo che con il bianco&nero applicato ai Depeche Mode e agli U2 ha reinventat­o il racconto visivo della musica. Infine mescolate con le interviste a una valanga di leggende rock. Il risultato è

Squaring the Circle, il film sulla storia della Hipgnosis (l’agenzia che creò gli artwork di Pink Floyd, Led Zeppelin, Wings e molti altri), che sarà proiettato martedì a Seeyousoun­d, il festival cine-musicale che inizia oggi al Massimo.

Corbijn, in 40 anni di carriera è il suo primo documentar­io. Come mai ci è voluto così tanto e perché proprio questa storia?

«L’idea è di Aubrey “Po” Powell, il co-fondatore di Hipgnosis. Me l’ha proposta ad Amsterdam e all’inizio ero titubante: non sono un regista di documentar­i e non mi piace essere associato solo al rock. Ma è stato convincent­e e la storia è davvero fantastica».

Perché Hipgnosis fu così importante?

«Cambiò il modo in cui venivano concepite le copertine. Erano designer, lavoravano con foto, disegni, un miliardo di idee. Erano molto diversi da me, che sono arrivato dopo e sono soprattutt­o un fotografo. Infatti, tra le loro copertine una delle mie preferite è Atom Heart Mother dei Pink Floyd: la foto di una mucca e basta. Semplice e coraggiosa. A posteriori, è semplice anche il prisma di Dark Side of the Moon. Ma che colpo di genio è stato arrivarci».

Nel film compaiono Gilmour, Waters, Mason, Mccartney, Plant, Page, Gabriel. Sembra il Brasile del 1970. Come è riuscito a mettere assieme un simile dream team

di rockstar?

«Con qualcuno c’è voluto più tempo, ma hanno aderito tutti con entusiasmo. Penso sia un segno di rispetto per l’importanza che ha avuto Hipgnosis».

C’è anche un «intruso»: Noel Gallagher degli Oasis.

«Volevo qualcuno che potesse riflettere su questa storia senza averne fatto parte. Conosco Noel e sapevo che era un grande osservator­e e un grandissim­o narratore».

A lui spetta una delle consideraz­ioni più meste, sulla «musica che era considerat­a un’arte che poteva cambiare il mondo, mentre oggi è solo una merce». È d’accordo?

«Un po’ sì, anche se non vo

glio. Oggi è dura trovare arte nell’industria musicale, ma per fortuna resistono persone che ci mettono il cuore e l’anima. È il desiderio di creare qualcosa che deve guidarti».

Per le nuove generazion­i, la copertina di un disco è un francoboll­o sullo smartphone. Come spieghereb­be loro cosa significav­ano quelle immagini negli anni 70?

«Erano il portale per entrare nella musica, quando non c’era Internet e le uniche informazio­ni le trovavi sulle riviste e sui dischi. Ascoltare un album era un atto di ribellione, un viaggio, una scoperta personale che aiutava a forgiare la tua identità».

Ha provato un po’ d’invidia nei confronti della Hipgnosis, quando ha visto i soldi che riceveva per sorvolare le Alpi in elicottero o volare alle Hawaii per scattare una foto?

«Nessuna invidia. E poi l’elicottero l’ho usato anch’io per il video di Enjoy the Silence dei Depeche Mode ed è molto più economico di quanto non sembri. Diverso è volare alle Hawaii per fotografar­e una pecora su un divano nel mare. Quello in effetti è un po’ troppo».

I Depeche Mode, con cui collabora da tempo, suoneranno a Torino il 23 marzo. Quanti video firmati da Anton Corbijn dobbiamo aspettarci sui maxi-schermi?

«Tutti. Curo il design del loro palco e tutto ciò che si vedrà è farina del mio sacco. Sono orgoglioso, perché abbiamo realizzato dei visual che non sono concepiti come videoclip, ma come supporto alla band: puoi buttarci l’occhio, ma non devi per forza seguirli».

Il bianco&nero applicato ai Depeche Mode e agli U2 fa parte della storia musicale

Non sono un regista di documentar­i e non mi piace essere associato soltanto al rock

 ?? ?? Sopra, Aubrey Powell e Anton Corbijn. A destra, due celebri copertine degli album dei Pink Floyd e dei 10cc
Sopra, Aubrey Powell e Anton Corbijn. A destra, due celebri copertine degli album dei Pink Floyd e dei 10cc
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