Corriere Torino

Se il lavoro è povero per i giovani è peggio

La soglia di povertà di Istat è sotto i 10.200 euro l’anno In Piemonte il 20 per cento degli Under 29 tocca i 9 mila E le ragazze ancora meno

- Nicolò Fagone La Zita

Nonostante la volata dei prezzi in Piemonte, così come nel resto d’italia, i salari restano immobili o quasi. Gli ultimi dati dell’ocse dicono che dal 1991 a oggi sono saliti di un invisibile 0,3%, mentre in Francia e Germania aumentavan­o del 33% e negli Usa del 52%. L’emergenza stipendi però non è uguale per tutti: per i giovani va molto peggio.

Un fenomeno che oltre a impedire qualsiasi progetto di vita fa fuggire all’estero migliaia di ragazzi. Leggendo i dati dell’inps si scopre che l’anno scorso il reddito medio dei lavoratori dipendenti e autonomi tra i 20 e i 24 anni si è fermato a 11.800 euro. Una quota che vale solo per i ragazzi, visto che il genere femminile si ferma molto prima, a 7.950 euro, per una media finale di 9.900 euro. Giovani che lavorano ma restano con il portafogli vuoto.

La stessa Istat afferma che la soglia di povertà assoluta, in un’area metropolit­ana del Nord Italia, si attesta a circa 10.200 euro. Per chi ha tra i 25 e i 30 anni la media del reddito sale, per usare un eufemismo, a 15.600 euro, contro i 26 mila guadagnati dagli over 50. Pesanti divari generazion­ali e di genere che aumentano ulteriorme­nte in Piemonte, dove il 20% degli under 29 dichiara meno di 9 mila euro l’anno. Numeri che spiegano perfettame­nte perché il reddito di cittadinan­za poteva entrare in conflitto con gli stipendi offerti dal mondo del lavoro ai più giovani. Tant’è che nel 2022 (dati Inps) su 100 mila nuovi contratti stipulati ad under 29, solo 12 mila sono state assunzioni a tempo indetermin­ato. Tutti gli altri sono contrattin­i, più 30 mila in somministr­azione e 16 mila in apprendist­ato. Il risultato? Lavoro povero e difficoltà continue che pesano su una generazion­e a cui il governo chiede di fare figli senza offrire alcun tipo di protezione.

Anche perché la media, poi, nasconde situazioni al limite dello sfruttamen­to. Migliaia di giovani con contratti a chiamata, infatti, in un anno possono arrivare anche a 2 mila euro totali. Occorre essere sempre a disposizio­ne, per poi

Secondo i dati Ocse dal 1991 sono saliti dello 0,3%, in Francia e Germania del 33%

magari non essere nemmeno utilizzati. Ad essere penalizzat­i sono soprattutt­o i giovani che entrano nel settore dello spettacolo o della comunicazi­one, dagli attori ai parrucchie­ri, con 2.700 euro l’anno. Per questo poi occorre integrare lo «stipendio» con i soliti lavoretti stagionali, che di solito non superano i 7 mila euro annuali (dai camerieri ai bagnini).

«Quando si parla di giovani e lavoro la prima parola che viene in mente è precarietà – racconta Giovanni Monterisi, sindacalis­ta della Cisl Piemonte – per loro trovare stabilità è impossibil­e. Anche se sei bravo alle aziende non conviene assumerti. Dovrebbero garantire scatti di anzianità, premi di produzione, malattia, ferie. Concetti sconosciut­i agli under 35. Le aziende preferisco­no il turnover, con contratti a chiamata, stage, cococo. In alcuni casi si può parlare proprio di sfruttamen­to. La realtà è che questo Paese pensa di poter andare avanti sottopagan­do le nuove generazion­i. Non solo: molti under 35 si rivolgono ai sindacati perché spesso il datore di lavoro non gli riconosce neppure il già misero stipendio dovuto».

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy