Corriere Torino

«Lavapiatti o cameriere col diploma scientific­o: 30 euro per 12 ore Mai visto un ispettore»

- N.F.L.Z.

Francesco Silvestri è un giovane torinese di 25 anni nato nel quartiere di Madonna di Campagna. Dopo aver ottenuto la laurea triennale in ingegneria gestionale, ha iniziato la magistrale in sociologia. Già a 18 anni però ha deciso di affacciars­i sul mondo del lavoro, per non pesare sulla famiglia. Tuttavia, nonostante la buona volontà, si è scontrato con una realtà che nessuno a scuola gli aveva raccontato.

Qual è stato il suo primo impiego?

«Ho iniziato in un pub, con in mano il diploma del liceo scientific­o. Mi pagavano 30 euro per turni di 12 ore. All’epoca mi andava bene tutto, non trovai nulla di meglio e accettai, almeno potevo imparare un mestiere».

E poi cos’è successo? «Dopo sei mesi da jolly in cucina chiesi uno stipendio da 5 euro l’ora. Spesso lavoravo più ore di quante venivano conteggiat­e nel contratto, anche il doppio. Ma il titolare decise di lasciarmi a casa».

Ha continuato nella ristorazio­ne?

«Ho lavorato in diverse cucine dei ristoranti torinesi del centro. Ho fatto il cameriere, l’aiuto cuoco, il lavapiatti. Nella maggior parte dei casi in nero, mai visto un ispettore, con paghe da 2,3 o 4 euro l’ora. Il massimo che sono riuscito a ottenere è un contratto a chiamata fasullo, con il conteggio delle ore al ribasso».

Non ha trovato un impiego migliore?

«No, e non ho mai storto il naso. Poi non resistevo e me ne andavo, ma tornavo nella stessa situazione. Spesso il titolare non è un capo ma un padrone, non vuole possedere la tua profession­alità ma la tua persona. Vieni insultato e sei soggetto a una pressione costante. Chi alza la testa va a casa: la concorrenz­a non è diversa e un altro giovane si trova. Poi con il Covid è cambiato tutto».

Ovvero?

«Sono rimasto senza lavoro, e non avendo un contratto anche senza disoccupaz­ione. Inoltre mia madre ha perso l’attività. Un periodo duro, mangiavamo tanta pasta al sugo».

Come ne è uscito?

«Ho iniziato a fare il rider. In 5 anni sono passato da uno stipendio di 8,50 euro l’ora a quello attuale di 9,69 (circa 800 euro al mese). Non ho futuro ma devo resistere fino alla laurea, anche se i miei voti ne hanno risentito. Quello che mi preme sottolinea­re è che la mia non è una storia personale, ma collettiva. A tanti amici accade lo stesso. In 7 anni non ho trovato un lavoro onesto, senza precariato. Noi giovani lo chiamiamo sfruttamen­to, gli over 40 flessibili­tà».

Pressione costante Spesso il titolare non è un capo ma un padrone e non vuole profession­alità vuole solo la persona

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