Corriere Torino

Le gastronomi­e di Torino vere custodi della tradizione

Viaggio nelle botteghe storiche della città alla ricerca dell’eccellenza del gusto Locali classici con prodotti selezionat­i

- Rosalba Graglia

La più antica, insieme a Rosaschino di via Pietro Micca (sparita pure lei), è Steffanone di via Maria Vittoria, anno di nascita 1886. Si narra che i fratelli Steffanone avessero avuto l’idea di aprire un locale di preparazio­ni di cucina «alla francese» dopo un viaggio a Parigi. E si erano insediati proprio nel cuore della Torino aulica, a due passi da piazza San Carlo e davanti al Palazzo dell’accademia delle Scienze e del Museo Egizio, riservando così un posto di primo piano alla grande gastronomi­a.

Oggi siamo tutti un po’ orfani di Castagno, di Rosaschino, di Steffanone, dove mio padre mi portava a guardare la vetrina piena di cose buone e da dove si usciva con i pacchettin­i legati con il piccolo spago rosso. Ma i fan si possono consolare almeno un po’: Marco Valente, erede di quel piccolo impero del gusto, per il 24 maggio sta organizzan­do da Vastè di via Berthollet 13 una serata di Cucina della Gastronomi­a Steffanone, gran ritorno. Perché a Torino le gastronomi­e storiche sono custodi della tradizione. Quante ne sono rimaste?

Giustetto ha aperto nel 1911, prima in via XX Settembre, poi in via Santa Teresa 15, dove è ancora oggi. All’inizio solo pastificio, poi subito dopo l’ultima guerra anche gastronomi­a tipica — insalata russa, vitello tonnato, semolini — una vocazione che continua.

Date alla mano, Rosada ,in via Magenta 10, oggi è la più storica, dal 1926 in mano alla stessa famiglia. Un’avventura quasi epica, con Alberto che a 11 anni da Sant’ambrogio di Susa parte alla volta di Torino e trova lavoro come garzone in una salumeria. È lui a rilevare anni dopo con la moglie Tommasina un negozietto di alimentari appena chiuso e ad aprire la sua gastronomi­a, che passa al figlio Renato e oggi al nipote Mauro con Alessandra. Specialità ultraclass­iche: un’insalata russa mitica, vitel tonné, l’antica Ricetta fatta con tonno, gelatina e maionnese, il fricandò, spezzatino di vitello cotto nel vino rosso.

Poco lontano, sotto i portici di corso Vittorio, Baudracco mostra vetrine trionfali, una vera tentazione, con i piatti sontuosi fra tradizioni nostrane e suggestion­i «da fuori»: i gamberi, il baccalà fritto, la paella, le gelatine. Il fondatore, Maurilio, scomparso a 81 anni alla fine del 2023, era arrivato anche lui a Torino da Villafranc­a da ragazzo, aveva lavorato come garzone e poi si era messo in proprio, creando un’eccellenza del gusto.

Poi si va fuori dal centro. A Santa Rita Gallo, aperta nel 1956 in corso Sebastopol­i da Giulio Gallo, oggi è gestita dai figli Stefano, chef, e Fabio, sommelier. Uno di quei locali classici dove trovi un tripudio di antipasti e di piatti, salumi e formaggi, una cantina fornita di mille etichette.

In corso Giulio Cesare al 155

Ferri, aperta nel 1952 da Giovanni e Mira, arrivati in Barriera dall’emilia-romagna, oggi è gestita dal nipote Giorgio. Qui la cucina bolognese — immancabil­i le lasagne — si mixa con quella nostrana dell’antipasto Gianduia, le cotolette e la trota in carpione, il prosciutto in gelatina, il fritto misto.

In via Vanchiglia c’è Desiderio, in attività dal 1958, e in via Napione angolo corso Regina,

Renato, aperto nel 1962 come pastificio da Renato Assom e sua moglie Anna e poi ampliato a gastronomi­a dal figlio Giovanni con la moglie Cristiana. Un posto rimasto come una volta, pieno di cose buone e di prodotti selezionat­i, con l’immancabil­e insalata russa e la capriccios­a, i capunet, le acciughe al verde il merluzzo al pomodoro, le guance di vitello brasate. Il piacere della vera tradizione.

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