Corriere Torino

Nina vola ancora per Faber «Lui mi diceva, in piemontese: se mi arrabbio non ti sposo più»

- Paolo Morelli

«Ho visto Nina volare, sulle corde dell’altalena». L’altalena a Revignano d’asti, Nina che è Nina Manfieri, oggi ancora residente lì, quella canzone che era di Fabrizio De André. Sono passati poco più di 25 anni dalla scomparsa di Faber, ma continua a influenzar­e diverse generazion­i.

Bruno Maria Ferraro, con la messa in scena di Ivana Ferri, ha costruito lo spettacolo Ho visto Nina volare, domani alle 21 al Teatro Gobetti, con la chitarra di Gigi Venegoni. Prodotta da Tangram Teatro, l’opera attraverse­rà i luoghi di De André. Fra video, musica e parole, con materiali dal volume Una goccia di splendore a cura di Guido Harari (Rizzoli), il viaggio si concluderà con un’ospite speciale: Nina Manfieri. Sua coetanea, ha trascorso con De André i primi anni della sua infanzia a Revignano, sotto le vibrazioni delle memoria Gigi Venegoni guarda Fabrizio De André, nel riquadro i giovani «Bicio» e Nina bombe della Seconda guerra mondiale. Per lei, Fabrizio De André è «Bicio». «L’altalena era nella casa dei mezzadri — ricorda la donna, che il 13 marzo compirà 84 anni —, ma Nina in realtà volava poco, perché era Bicio che si faceva spingere. Quando canta “se lo sa mio padre…?”. Noi giocavamo da bambini e si bisticciav­a, mi diceva in un ottimo piemontese “se mi fai ancora arrabbiare non ti sposo più”. Va’ a capire cosa c’era nella sua mente». Il padre di Fabrizio De André, Giuseppe, era nato a Torino, poi con la famiglia si era trasferito a Genova e faceva l’insegnante, ma fu perseguita­to dai fascisti perché aveva cercato di mettere al riparo degli studenti ebrei, quindi si rifugiò alla Cascina dell’orto di Revignano d’asti. «Mi ricordo quando passavano i cacciabomb­ardieri — prosegue Nina — e un giorno Fabrizio era nel cortile a giocare, lo spostament­o d’aria causato da un aereo lo buttò per terra e lo fece svenire. Le nonne, per farlo rinvenire, gli diedero del cognac». Un aneddoto che Faber ricordò al suo ritorno nel ’97, quando incontrò Nina e lei gli rimproverò di non essersi più fatto sentire. Lui si giustificò dicendo: «Però ti ho dedicato una canzone». Un brano che al primo ascolto le diede i brividi. Proprio in quei cortili dell’astigiano, durante un servizio Rai a cura di Alberto Gedda, è avvenuto anche l’incontro con Bruno Maria Ferraro, coinvolto nelle riprese. «Mentre eravamo lì — ricorda l’attore e autore — uscì questa signora a chiederci se stessimo facendo delle misurazion­i. Ci ritrovammo a casa sua per un caffè, mentre tirava fuori le fotografie dell’epoca. L’ho poi incontrata a San Damiano per uno spettacolo su De André, così è nata un’amicizia». Perché Tangram da tempo lavora su De André e Ferraro, pur avendolo visto di sfuggita solo una volta, sente un legame particolar­e. «De André ci accompagna da tanti anni con Bocca di Rosa che è il tormentone — racconta — e lo spettacolo Ho visto Nina volare nasce dalla curiosità e dall’esigenza di viaggiare dentro i luoghi che racconta. Abbiamo messo a fuoco il suo legame con il Piemonte». Il viaggio a bordo del teatro-canzone parte da Genova e arriva alla campagna astigiana. «I nonni materni — aggiunge Ferraro — erano di Pocapaglia (Cn) e nella cascina di Revignano nacque in Fabrizio De André la fascinazio­ne per il mondo contadino». E ancora: «È facilissim­o far diventare scrittura teatrale i testi delle sue canzoni. Mescoliamo i brani alle riflession­i, per creare un filo tra i luoghi e toccare argomenti anche spinosi come il sequestro o la critica della borghesia».

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