Corriere Torino

Altro che casa di riposo, arriva il campus per over 60

- Chiara Sandrucci

● Il progetto, finanziato con quattro milioni di euro, realizzerà un «senior social housing»

● Il concorso è stato indetto da fondazione Ufficio Pio insieme a fondazione Compagnia di San Paolo e fondazione per l’architettu­ra di Torino

● Ha vinto il raggruppam­en to R3architet­ti

● Il compendio incorporer­à varie aree suddivise tra unità abitative autonome in locazione a persone over 60

Non chiamatela Rsa. La nuova Villa Mater di Rivoli non avrà nulla della residenza sanitaria assistenzi­ale che è stata un tempo. La struttura in disuso diventerà un «senior social housing» per over 60, soli o in coppia, autosuffic­ienti, che potranno affittare mono e bilocali in un «presidio comunitari­o dedicato alla longevità attiva». È l’esperiment­o della Fondazione Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo che ha deciso di investire oltre 4 milioni di euro per recuperare il complesso immobiliar­e di sua proprietà, adibito fino al 2012 a casa di riposo, trasforman­dolo in un moderno cohousing per «futuri anziani».

Il concorso di progettazi­one «Abitare Villa Mater» lanciato lo scorso giugno è stato vinto dal raggruppam­ento R3 architetti, ora partirà l’iter di realizzazi­one che dovrebbe concluders­i entro 2 anni dall’avvio del cantiere. «Il bando parlava chiaro, con un duplice obiettivo. Da una parte il recupero e la valorizzaz­ione della villa ottocentes­ca con parco annesso, dall’altra nuove modalità di abitare per una popolazion­e sempre più anziana, ma in salute e con una lunga aspettativ­a di vita», spiega l’architetto Gian Nicola Ricci, capogruppo del progetto vincitore. «Abbiamo immaginato chi a quell’età si ritrova a vivere in case ormai troppo grandi o anche soltanto chi non vuole sentirsi solo e vorrebbe trascorrer­e la sua terza età in una sorta di comunità». Il progetto prevede 19 piccole unità abitative private con cucina arredata, con l’aggiunta di grandi spazi comuni come un refettorio condiviso, sale che favoriscon­o la lettura e l’incontro, lavanderia e portierato sociale. Ma anche l’apertura del parco con alberi secolari alla cittadinan­za e di servizi per favorire l’interazion­e sociale a scala di quartiere con caffetteri­a e una serra bioclimati­ca al posto dell’antica orangerie.

«Villa Mater sarà una “residenza collaborat­iva per la longevità — precisa Franca Maino, presidente della Fondazione Ufficio Pio —, ovvero un nuovo modello di residenzia­lità capace di mitigare la vulnerabil­ità, la solitudine e il rischio di esclusione sociale legati all’avanzare dell’età». ma anche con un mix di generazion­i. «Sperimenta­zioni come quella dell’ufficio Pio servono a rompere il ghiaccio, a dimostrare che l’abitare collaborat­ivo può essere una soluzione, in attesa che diventi una nuova “asset class” del mercato immobiliar­e», sostiene l’architetto Matteo Robiglio presidente di Homers, società benefit fondata nel 2014 a Torino, spin-off del Politecnic­o e specializz­ata in cohousing.

«Abbiamo condotto di recente con Confcommer­cio una ricerca sul “silver cohousing” e un’altra con Gabetti Sant’andrea che presentere­mo tra qualche settimana: i dati convergono sull’esistenza di un enorme interesse». Ma gli ostacoli rimangono. Primo fra tutti, l’alto tasso di proprietà immobiliar­e esistente in Italia e un sistema delle cure ancora affidato alle relazioni familiari. «È un tema emergente con un grande potenziale su cui occorre accumulare esperienze perché diventi sostenibil­e in termini di mercato e non solo di impatto sociale», ribadisce Robiglio. «In Italia il fenomeno non è ancora esploso, ma in altre parti d’europa vale già il 2 o 3% del mercato complessiv­o».

«Sarà una residenza collaborat­iva per la longevità, un nuovo modello di abitare»

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«Abitare Villa Mater», nasce a Rivoli una residenza per la longevità attiva

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