Spariti 215 mila euro di beneficenza, ma il caso è prescritto
Il fascicolo, nato dalla querela della Federazione sommelier, non rientrava tra le priorità per gli arretrati
«Il reato è prescritto» o comunque «si prescriverà in tempi assolutamente incompatibili con la celebrazione del dibattimento per motivi organizzativi dell’ufficio». Quindi meglio procedere con l’archiviazione: del resto, il fascicolo non risulta avere «indici di priorità di trattazione in ordine alla gestione degli “arretrati”». Ed è così che la storia di una presunta appropriazione indebita da oltre 200 mila euro finisce nel nulla. Senza alcuna tutela per chi quel denaro lo ha perso.
Un passo indietro: nel 2019 l’avvocato Claudio Strata, per conto del consiglio direttivo della Fisar di Torino (Federazione italiana sommelier albergatori e ristoratori), quereprocura
la il consiglio dei delegati: da un’indagine interna erano emersi ingenti ammanchi. Nella denuncia si punta il dito contro Roberto Rabachino, in carica dal 2005 al 2019. Sommelier, giornalista, scrittore e autore di programmi televisivi, Rabachino gestiva il conto corrente della Federazione e organizzava cene e raccolte fondi in occasione di festività natalizie, calamità naturali o in favore di enti come Save the Children. «Tali raccolte — si legge nell’esposto — venivano effettuate tramite donazioni e lotterie e il ricavato versato agli enti previsti». Così, però, non sarebbe avvenuto. In sostanza, l’inchiesta dei probiviri — che si è conclusa con la radiazione di Rabachino dalla Fisar — avrebbe messo in evidenza che il delegato non avrebbe versato decine di migliaia di euro di donazioni: la maggior parte a favore di Save the Children, ma si parla anche di soldi raccolti per la Croce Rossa in occasione del terremoto dell’agosto 2016. Il sommelierscrittore viene indagato dalla di Torino per appropriazione indebita: stando alle accuse, avrebbe sottratto 215 mila euro tra il 2015 e il 2019. Il procedimento pian piano si eclissa, nonostante le numerose sollecitazioni dell’avvocato Strata a partire dal 2021. Nell’ottobre 2023 l’amara sorpresa: la Procura chiede l’archiviazione prendendo atto della scure della prescrizione. Nell’atto, il pm evidenzia che l’appropriazione di 200 mila euro (avvenuta tra il 2015 e il 2017) è prescritta ed è residua quella di 15 mila (per il periodo tra Natale 2017 e giugno 2019) per la quale «difetta la prova dell’elemento soggettivo doloso del reato» perché manca solo la contabilizzazione dell’utilizzo delle somme. Ad ogni modo, anche questi ultimi episodi si prescriverebbero nel maggio 2025, «termine entro il quale risulta assolutamente impossibile la celebrazione dei tre gradi di giudizio». Tempestiva l’opposizione dell’avvocato Strata: «La richiesta di archiviazione deriva dalla spasmodica necessità di cercare di svuotare gli armadi della Procura per smaltire l’arretrato. Ma se è così, come possono essere tutelate le parti offese di fronte a reati gravi contro il patrimonio, che, a quanto pare, non rientrano nei cosiddetti indici di priorità di trattazione?». L’epilogo è ancora più mortificante: il gip ha archiviato senza neanche fissare l’udienza per discutere l’opposizione. Procedura contro la quale Strata annuncia di voler presentare reclamo.