Corriere Torino

L’omaggio a Viotti «Vale quanto Vivaldi»

Quanti eventi per il 200° anniversar­io della morte del «più grande compositor­e piemontese di sempre», secondo il violinista Guido Rimonda

- Luca Castelli

Vcome Viotti, violino e Vercelli. È un triangolo perfetto anche per l’alfabeto quello che si formerà nei prossimi mesi per il bicentenar­io dalla morte del compositor­e e violinista Giovanni Battista Viotti. Una celebrazio­ne che inizierà domenica (giorno della ricorrenza) con alcuni momenti musicali, per accelerare ad aprile con una mostra che porterà a Vercelli una preziosa collezione di violini Stradivari.

A Torino oggi Viotti è soprattutt­o una via del centro, che collega piazza Castello con Galleria San Federico. Ma chi la percorre forse non sa che l’intestatar­io è stato «il più grande compositor­e piemontese di sempre, uno che meriterebb­e la fama di Vivaldi», racconta Guido Rimonda, anch’egli violinista, presidente della Fondazione Viotti e da anni appassiona­to studioso e paladino della memoria viottiana. «Fu tra gli autori più editi d’europa, più di Mozart e Beethoven; rivoluzion­ò il violino, inventando un archetto dalla curvatura innovativa; e mantenne un approccio moderno nei confronti del mondo musicale, quasi da impresario, arrivando a dirigere l’opéra di Parigi».

Viotti nacque nel 1755 a Fontanetto Po, dove domenica prenderann­o il via le celebrazio­ni (il bicentenar­io riguarda la morte, il 3 marzo 1824 a Londra). Alle 10.30 nella parrocchia del paese ci sarà l’esecuzione della sua «Meditazion­e in preghiera», a cura del Gruppo d’archi della Camerata Ducale con Rimonda al violino. Quindi ci si sposterà a Vercelli, dove alle 16.45 in Duomo il Coro della Cappella Musicale Eusebiana, il Coro da camera di Torino e Camerata Ducale eseguirann­o la messa «Dell’incoronazi­one» di Mozart, che precederà la funzione religiosa. La scelta dell’autore di Salisburgo non è casuale. «Tra lui e Viotti c’era stima reciproca», dice Rimonda. «Il primo contatto fu durante la visita di Mozart nel 1771 a Torino».

Viotti vi si era trasferito per studiare con Gaetano Pugnani. La sua permanenza in città non durò tuttavia molto: nel 1780 partì in tour con il suo maestro, suonando in Svizzera, a Berlino, in Polonia, a San Pietroburg­o. Ma a differenza di Pugnani non tornò indietro, prendendo la via di Parigi. Da quel momento la sua sarebbe stata un’esistenza europea tra Francia e Londra, piena di alti e bassi rocamboles­chi, in linea con il clima effervesce­nte del periodo (a Parigi suonò per Maria Antonietta, per poi finire nel turbine rivoluzion­ario).

«Viotti ebbe un altro ruolo chiave nella storia della musica», racconta Rimonda. «Fu lui a far conoscere gli Stradivari in Europa». Ed è qui che si innesta la mostra «Viotti e Stradivari. La ricerca della perfezione», curata dallo stesso Rimonda e prevista dal 13 aprile al 2 giugno allo spazio Arca di Vercelli. «Offriremo un percorso multimedia­le che ripercorre­rà la vita del compositor­e e la sua importanza nell’evoluzione del violino. E in un caveau saranno esposti numerosi strumenti preziosi in arrivo da tutto il mondo, legati a Viotti e ai suoi allievi. Ci saranno molte chicche: dal più celebre tra gli Stradivari di Viotti, oggi della Royal Academy, a un Guarneri del Gesù che fu di Pugnani. L’esposizion­e sarà accompagna­ta da una serie di concerti tra il Civico di Vercelli e la casa natale a Fontanetto. Uto Ughi suonerà il suo «Kreutzmer», che porta il nome del violinista allievo di Viotti a Parigi, mentre dalla Germania arriverà il Quartetto Goldmund, con quattro Stradivari che furono di Niccolò Paganini. Ci sarà anche un laboratori­o con liutai che costruiran­no strumenti e archetti».

Un’ultima stanza chiuderà il magico triangolo delle tre «v». «Quella in cui raccontere­mo i legami tra lo strumento e Vercelli. Abbiamo trovato documenti che attestano la presenza di violini in zona fin dall’inizio del XVI secolo: da un quadro di Gaudenzio Ferrari esposto alla Chiesa di San Cristoforo a tracce nell’archivio di Stato di Torino e negli archivi parrocchia­li. Senza togliere nulla a Brescia o Cremona, una cosa è certa: se l’archetto moderno lo ha inventato Viotti, nelle origini dello strumento ha svolto un ruolo anche Vercelli».

Il tributo

«Fu tra gli autori più editi d’europa, ancora più di Mozart e Beethoven. Rivoluzion­ò il violino, arrivando anche a dirigere l’opéra di Parigi»

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A sinistra Giovanni Battista Viotti, in alto il violinista Guido Rimonda, presidente della Fondazione Viotti
Il compositor­e e il curatore A sinistra Giovanni Battista Viotti, in alto il violinista Guido Rimonda, presidente della Fondazione Viotti
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