Corriere Torino

Piatti, una spada da sogno È sbocciato il nipote del grande Gyozo Kulcsar

Il nonno ungherese portò a casa 4 ori e 2 argenti olimpici

- Loris Ighina

Enrico Piatti è uno dei talenti emergenti della scherma italiana. Il primo grande acuto, a livello di Coppa del Mondo, è arrivato nello scorso fine settimana ad Heidenheim, prova classica di spada in Germania.

Vercellese di nascita, è nipote di un mostro sacro della spada mondiale, l’ungherese Gyozo Kulcsar, quattro ori e due argenti ai Giochi Olimpici: «E’ stato lui – ricorda Enrico – a trasmetter­mi la passione per la scherma portandomi in pedana quando avevo appena 6 anni. Immediato il feeling. Ha sempre rappresent­ato e sempre rappresent­erà il mio idolo». Nonno Gyozo è stato anche un grande tecnico: ha lavorato per molti anni nella storica Pro Vercelli e ha fatto parte dello staff azzurro. Poi è tornato in patria contribuen­do alla crescita e all’affermazio­ne dei talenti magiari che hanno raggiunto il massimo in campo internazio­nale: «Tutti gli anni andavo a trovarlo in Ungheria – sottolinea Enrico – assorbendo i suoi consigli unici». Un predestina­to dunque il ragazzo che due giorni fa ha compiuto 22 anni: «I buoni risultati ottenuti nelle categorie giovanili non hanno fatto alretta tro che aumentare il mio trasporto verso la scherma. Mi alleno tutti i giorni dividendom­i tra Milano, Vercelli e la società nella quale ormai sono diventato di casa, l’accademia Scherma Marchesa di Torino. Nel mio percorso precedente anche L’ISEF, con il maestro Maurizio Mencarelli e la Pro Novara Scherma, con la maestra Luisa Milanoli». La prova di Heidenheim, chiusa con l’argento, è stata un bel regalo anticipato di compleanno: «Una gara quasi perfetta – ricostruis­ce – alla quale è mancata solo la classica ciliegina sulla torta. È iniziata il giovedì con gli assalti nel girone, chiusi con 4 vittorie e 2 sconfitte, ed è proseguita con tre assalti per accedere alla dinel da 64. Qui ho fatto un bel tragitto, vincendo anche due derby, il secondo in semifinale contro Vismara, un po’ condiziona­to dai crampi. Nei quarti la bella affermazio­ne contro il campione olimpico Cannone, recuperand­o dal 1314, come fatto nell’assalto precedente contro il numero uno spagnolo, Pereira. In finale ho ceduto al giapponese Yamada».

Gli obiettivi di Piatti sono chiari: «Continuare a crescere per conquistar­e un giorno “quel medaglione” (olimpico ovviamente), consapevol­e del fatto che il mio percorso è appena iniziato». Già campione mondiale under 17, il piemontese ha stupito e anticipato i tempi: «La spada è un’arma sempre più difficile e competitiv­a – precisa il ct azzurro Dario Chiadò, torinese –, basti dire che in Germania alla diretta da 64 erano rappresent­ati 30 Paesi. Il pianeta si sta allargando a dismisura e non ci sono più assalti scontati. Inoltre si tratta di una specialità nella quale si matura tardi, e il fatto che Piatti sia già arrivato a questi livelli, come altri suoi coetanei, la dice lunga sulle potenziali­tà. Pensando al futuro dell’arma in Italia, e in quanto ct, non posso che essere soddisfatt­o. Il ricambio è fondamenta­le». Nel passato sportivo di Piatti c’è stato anche il tennis: «Mia mamma è maestra a Vercelli e ho giocato per 5-6 anni prima della scelta schermisti­ca. Uno sport che mi è rimasto nel cuore. In questo senso è di ispirazion­e Jannik Sinner, per come si prepara e affronta le competizio­ni. Tornando alla scherma il riferiment­o attuale è il mio compagno di squadra Andrea Santarelli, il primo a dirmi di sfruttare l’estro di cui dispongo». A oggi in stand by gli studi universita­ri in Scienze Motorie, ma i progetti alla sua età si sovrappong­ono e come in pedana è giusto costruire in ogni settore la stoccata vincente.

Il nonno come idolo

È stato proprio lui a trasmetter­mi la passione per la scherma portandomi in pedana quando avevo appena 6 anni

Obiettivi chiari

Voglio continuare a crescere per arrivare a una medaglia olimpica, consapevol­e del fatto che il mio percorso è appena iniziato

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Enrico Piatti, 22enne spadista piemontese dell’aeronautic­a Militare

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