Corriere Torino

Le fragilità sono la forza del vino solidale di 8pari

Il progetto permette ai giovani in difficoltà di lavorare. Protagonis­ta di un talk del Salone del vino

- Francesca Angeleri

Per parlare di 8pari, non c’è niente di meglio della frase con cui si apre il loro sito web: «Questo non è un vino, è un riscatto sociale». Poiché il tema del lavoro è diventato quanto mai secondario, sfugge quanto sia fondamenta­le tutelare il lavoro per tutelare le persone. Un uomo e una donna che lavorano, stanno adempiendo a un ruolo esistenzia­le e non solo economico, per questo la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro. E non su altro. La crisi è globale e per molto tempo tante, troppe categorie, ne sono state escluse. Le persone fragili, ad esempio. Alessandro Milanesio si è sempre occupato, all’interno del progetto Emmaus, di inseriment­o lavorativo per persone fragili. Nel 2014 entra in contatto con una piccola azienda del Roero, Cascina Fornace, con cui inizia la prima di una serie di collaboraz­ioni che vedono questi ragazzi fare pratica nelle vigne e in cantina.

Oggi alle 21, nell’ambito dei talk legati del Salone del Vino, ci sarà un incontro alla presenza di Milanesio e di Mattia Bianco in rappresent­anza di 8pari e dell’associazio­ne Soloroero, in cui convergono tre cantine del territorio che hanno creato una forte sinergia e tutela reciproca con al centro il territorio.

Nelle vigne

I giovani lavorano sul campo e nelle cantine

Da quel 2014, la vocazione di 8pari, e in particolar­e l’inseriment­o di persone fragili nel mondo del vino, è cresciuta benissimo. A oggi producono, insieme a diverse aziende, quattro vini diversi — Roero dog, Roero Arneis docg, Dolcetto d’alba doc e Barolo docg del comune di La Morra —.

A breve ne uscirà uno nuovo, insieme alla celebre Ceretto, che sarà un Nebbiolo. «Collaboria­mo sia con aziende che producono 20 mila bottiglie che con altre che ne fanno milioni. Quello che è evidente è la natura inclusiva che accomuna il nostro progetto con la natura delle aziende agricole. È qualcosa di molto potente che ha a che fare con la vulnerabil­ità e con la fragilità. Di fronte alla natura, a una grandinata come quella del 6 luglio scorso, ad esempio, si china la testa. Fragilità è anche questo».

Il presente di 8pari è bello quasi quanto potrebbe esserlo il futuro, «abbiamo la fila di aziende che vogliono collaborar­e con noi — termina Milanesio — e ci piacerebbe molto esportare questo modello nel resto d’italia. Ci rappresent­ano le bottiglie del nostro vino che amiamo definire buono, pulito e giusto. E anche, e solo anche, solidale. Quella bottiglia nella carta di un ristorante è sinonimo di cultura. E fare cultura è il nostro secondo grande obiettivo».

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