Corriere Torino

Omicidio per gelosia: «Venite a prendermi, ho ucciso il mio uomo»

Vercelli, infermiere assassinat­o con 30 coltellate Condannato per violenza sessuale: 8 anni

- Simona Lorenzetti

«Ho ucciso il mio compagno, venite subito». E quando gli agenti della polizia di Vercelli sono arrivati Rosa Comito, 60 anni, li aspettava proprio vicino al corpo, ormai senza vita, del suo compagno, Tiziano Colombi, 58 anni. Sotto choc, aveva tra le mani ancora il coltello da cucina usato per ucciderlo.

Ci sono dei motivi passionali e un rapporto che era già in difficoltà dietro il delitto avvenuto martedì sera al primo piano di una palazzina Atc al civico 22 di corso XXVI Aprile, a Vercelli. Un omicidio scaturito da una lite, forse provocata dalla gelosia. Sono bastati pochi minuti perché la tragedia di consumasse. La donna, preso il coltello da un cassetto, ha colpito il compagno con almeno trenta colpi, dieci alla schiena. Tiziano Colombi era arrivato poco prima nell’appartamen­to dove ha trovato la morte. Era partito dalla sua casa di Quinto Vercellese, dove viveva con l’anziano padre. I due avevano deciso di vedersi per chiarire quella situazione sentimenta­le che, da un po’, non funzionava. L’uomo sarebbe dovuto rimanere qualche ora prima di iniziare il turno notturno in ospedale dove era infermiere nel reparto di Cardiologi­a. Ma in nosocomio non lo hanno mai visto arrivare.

La lite sarebbe scoppiata attorno alle 19.30. Poco prima, come faceva quasi ogni giorno, Colombi era arrivato nella palazzina dove vivono altre otto famiglie, con la sua auto, una Toyota grigia. Aveva parcheggia­to a inizio strada, percorrend­o a piedi qualche metro sotto la pioggia. Poi era entrato nel palazzo. Proprio in quel portone dove ieri qualcuno, per dirgli addio, ha lasciato una candela di colore blu. Nessuno invece la scorsa sera lo ha visto arrivare, così come nessuno lo ha sentito litigare con Rosa, ex assistente di poltrona in uno studio dentistico. Forse non c’è stato tempo: Rosa ha afferrato il coltello e lo ha colpito. Più volte. Fino a lasciarlo esanime sul pavimento. È stata lei stessa ad avvisare i soccorrito­ri del 118. Al loro arrivo non hanno potuto fare altro che costatare il decesso dell’uomo.

Il movente del delitto resta oscuro ancora perfino agli inquirenti e le indagini, iniziate subito dopo l’omicidio, sono ancora in corso. Si sta cercando di capire se le ferite sulle mani che la donna ha subito mostrato ai soccorrito­ri possano essere state provocate da una colluttazi­one tra i due fidanzati o siano invece state causate da un ultimo, estremo, tentativo di difesa da parte dell’uomo. «Stavano insieme, non so da quanto. Ma si volevano bene, almeno sembrava – racconta la vicina di casa ascoltata anche dalla polizia -. Non li ho mai sentiti litigare, e questo è un condominio tranquillo, non è mai successo nulla prima».

Rosa Comito è stata accompagna­ta in ospedale per accertamen­ti. Poi ha raccontato ciò che era successo alla polizia. Portata in carcere è in stato di fermo in attesa della convalida che è prevista per domani. Al pm Maria Serena Iozzo, che attende anche i risultati dell’autopsia che verrà con ogni probabilit­à fatta oggi, dovrà raccontare la verità su che cosa sia successo nel suo appartamen­to dove erano presenti solo lei e Tiziano.

Si spacciava per il proprietar­io di un castello a Piossasco e per fotografo profession­ista: con queste credenzial­i attirava nell’antica dimora – di cui in realtà era solo il custode – giovani donne con la scusa di realizzare provini. Poi una volta da solo con loro le costringev­a con l’inganno ad avere rapporti sessuali. Sono, in sintesi, le accuse per le quali un uomo di 53 anni è stato condannato a 8 anni di carcere per violenza sessuale. Il pm Davide Pretti aveva chiesto una pena di 9: «Non siamo di fronte a un episodio isolato, ma a uno schema pianificat­o riproposto a più ragazze». Studentess­e in cerca di occupazion­e che, secondo l’accusa, venivano attirate in trappola con la scusa di book fotografic­i o con la proposta di un lavoro. I fatti contestati risalgono al 2021 e a far scattare l’inchiesta è stata una ragazza di 21 anni, la quale ha raccontato di come l’imputato (difeso dall’avvocato Diogene Franzoso) l’avesse circuita: con la scusa di metterla a suo agio e di scattarle foto sempre più intime, avrebbe approfitta­to di lei.

Una vicina racconta Stavano insieme, non so da quanto Ma si volevano bene, almeno così sembrava

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