Il monopattino è in sharing ma l’assicurazione non paga per tutti gli incidenti
In ottobre lo scontro con un mezzo Dott: danni per 6 mila euro La Crawford&company negava il diritto, ora l’azienda risarcisce Il Comune chiede informazioni Accordo fatto con i familiari delle tre vittime
Una storia particolare, a lieto fine ma con un piccolo giallo. Era il 25 ottobre quando la moglie di Alessandro Flammini, addetto ai servizi informatici al Tribunale di Torino, viene urtata al semaforo di corso Ferrucci da un monopattino, mentre è alla guida della sua auto. Il mezzo è della Dott, una delle società di veicoli in sharing presenti in città. Alla guida invece un giovane universitario, che distratto attraversa la strada senza rispettare il rosso. Il sinistro è di un certo impatto: il ragazzo cade a terra e i presenti chiamano l’ambulanza, per fortuna ne uscirà illeso. Non accade lo stesso per la donna. E la sua auto.
Il referto dell’ospedale riporterà un colpo di frusta lombo sacrale, con conseguenti terapie mediche (massoterapia) per un costo vicino ai 2 mila euro. Il danno all’auto, invece, come deciso dal perito della compagnia, supera i 6 mila euro, tra fiancata e parabrezza. Grazie a una dash cam montata sull’auto si può rivedere il sinistro a rallentatore, così da eliminare qualsiflammini
Un’immagine dell’auto dopo lo scontro, ricostruito anche grazie alla dash cam installata sul veicolo
Il Comune ha già chiesto a Dott un riscontro sulla vicenda. Alla Città risulta che tutti gli operatori presenti sul territorio torinese siano forniti di polizze assicurative (e rinnovate di anno in anno), in scadenza al 15 aprile 2024 e con un massimale di 5 milioni di euro. Il problema tuttavia, in questo caso, riguarda proprio le clausole. Dettagli che il Comune è tenuto a controllare al momento della concessione del servizio. asi dubbio. Eppure un caso piuttosto semplice e inconfutabile si trasforma per Flammini (proprietario dell’auto) in una mini odissea. Dopo la perizia di Crawford & Company, la società su cui si poggia Dott, la stessa compagnia decide di non risarcire. «Mi hanno detto che se il conducente del monopattino utilizza il mezzo in modo errato loro non sono tenuti a liquidare nulla – racconta Flammini – come precisato nella loro polizza assicurativa. Ma se non pagano quando un loro utente sbaglia, quando lo fanno? In pratica si coprono con clausole in frode alla legge. Mia moglie a causa dello scoppio dei pretensionatori delle cinture sta continuando le terapie, ma il 17 gennaio hanno scritto al mio avvocato che la richiesta non sarebbe stata accolta. E poi ho notato un altro dettaglio che ritengo grave. Sulla loro pagina consigliano gli utenti “di non ammettere mai la responsabilità sulla scena”. Per fortuna avevo la registrazione. In conclusione possiamo dire che a Torino ci sono mezzi a noleggio che non sono assicurati». Ma non si arrende e scrive a tutti: sindaco, assessori, giornali. Tra questi il Corriere Torino, che contatta Dott per capire i dettagli della vicenda. Il giorno seguente (ieri) la svolta insperata, con un tempistica che sa di (strana) combinazione. «Dopo che li avete contattati hanno scritto al mio avvocato dicendo che avevano riesaminato la pratica e che erano pronti a risarcire l’intera cifra richiesta. Inoltre hanno chiesto a quanto ammontano i danni fisici di mia moglie, per pagare anche quelli». Dott, interpellata sul caso, fa sapere «che se l’utente del monopattino usa il mezzo in modo improprio non sono previsti risarcimenti, a parte alcuni casi a base discrezionale». Un lieto fine quindi, ma tanti dubbi.
Si aprirà il 4 dicembre il processo per la gru crollata il 19 dicembre 2021 in via Genova. Nell’incidente persero la vita tre operai: Filippo Folotico, Roberto Peretto e Marco Pozzetti, rispettivamente di 20, 52 e 54 anni. Le indagini del pm Giorgio Nicola avrebbero portato alla luce omissioni nella catena dei controlli e ora il gip ha rinviato a giudizio cinque persone: Enrico Calabrese, ex titolare della ditta leader del settore autogru; Stefano Sprocatti di Locagru; Mirzad Svrka, il manovratore che quel giorno guidava il braccio del mezzo; Federico Fiammengo, titolare della ditta appaltatrice dei lavori di rifacimento del palazzo e Roberta landolino, coordinatrice per la sicurezza in fase di progettazione. Non si costituiranno parte civile nel dibattimento i familiari delle vittime, che hanno rinunciato in seguito all’accordo risarcitorio raggiunto con le assicurazioni delle imprese: riceveranno un milione e mezzo di euro. Saranno parte civile, invece, il Comune di Torino, l’associazione Sicurezza e Lavoro e i sindacati edili Fenealuil e Fillea.
Dicevano: «Non siamo tenuti a liquidare se chi guida utilizza il mezzo in modo errato»