La grande storia in città Quella Porta Palatina fra tracce, reperti e fake
Agli inizi del 900 era diffusa la leggenda che Ponzio Pilato, accusato di numerose stragi, fosse stato tenuto prigioniero dentro la delle Porte Palatine, durante il viaggio che lo doveva riportare a Roma, dove l’imperatore Tiberio attendeva di giudicare il carnefice di Gesù, accusato di soprusi e violenze. E anche del Re Carlo Magno si dice che abbia pernottato dentro la struttura, lui non prigioniero ma ospite illustre, nel marzo del 773 dopo Cristo, anno dello scontro con i Longobardi di Desiderio e di Adelchi.
Miti? Tradizioni? Dati archeologici a supporto non ce ne sono (non pubblici o che siano noti a me, almeno), ma il fascino del racconto non si discute e, comunque, intorno alla Porta Palatina, le suggestioni create per amor di atmosfera, diciamo così, sono un certo numero. Per cominciare, sono false – non coeve del monumento – le due statue bronzee raffiguranti Cesare Augusto e Giulio Cesare, realizzate nel 1934 in occasione di uno degli ultimi interventi di restauro dell’area. E moderno è pure il camminamento della strada lastricata di basoli che dalla Porta giunge fino a via della Basilica, posato nel 2006 in occasione della risistemazione dell’area archeologica, per le Olimpiadi invernali.
Avvicinandosi, però, sono tante anche le cose vere. È piuttosto emozionante, ad num, conservò a lungo il suo aspetto di fortezza, almeno fino al medioevo inoltrato. Nel X secolo fu usata come casaforte; nell’xi. è ricordata dalle fonti come Turrianica, nel secolo successivo come Doranica o Doranea, Porta Episcopi o Vercellina, infine Porta Palatii; fra il 1276 e il 1280 Guglielmo di Monferrato vi costruì una domus de fortia.
Nel ‘400 venne rinforzata e dotata di merlature a scopo difensivo. Cessò di essere usata sotto il regno di Emanuele Filiberto, quando i suoi fornici furono ostruiti a causa del sollevamento dei piani stradali.
La grande sistemazione barocca di Torino fece correre all’antico monumento il rischio di distruzione; fu l’ingegnere militare Antonio Bertola a convincere della sua importanza Vittorio Amedeo II e l’edificio venne trasformato in carcere: l’interturrio venne sopraelevato in modo da fornire gli alloggi per i custodi, mentre le torri fungevano da vera e propria prigione.
Nel 1860, terminata la costruzione delle carceri Le Nuove – su commissione di Vittorio Emanuele II – la Porta Palatina fu ancora una volta
oggetto di restauri e in