Gli gnocchi come le madeleine «Dal gusto emerge la memoria»
Benedetta Parodi oggi speaker al Teatro Regio per il Tedxtorino cucinerà la ricetta della tata: «Ho mantenuto l’anima piemontese»
Da grande appassionata di lirica, Benedetta Parodi non è però sicura di essere già stata al Teatro Regio. Il che ci fa pensare che non ci sia effettivamente ancora andata, visti i velluti rossi indimenticabili e le linee molliniane che non possono essere confuse con altre al mondo. Ebbene, la prima volta arriva sempre e la sua, non sarà una prima volta qualunque. Per cominciare, sarà non in platea o nei palchi, ma sul palcoscenico. Oggi torna, proprio al Regio, il Tedxtorino — i Ted Talks sono conferenze internazionali la cui missione risiede nella formula «ideas
worth spreading», idee che vale la pena diffondere — il più consistente in Italia per numeri (più di 30 volontari, 1.400 spettatori e 14 speaker). Tedxtorino è cominciato nel 2017 e quest’anno il tema portante è l’ascolto generativo. Ogni speaker dovrà parlare per un massimo di 14 minuti. Tra i vari nomi troviamo l’artista torinese da 800.000 follower Greg Goya, l’astrofisica Claudia Raiteri e anche Benedetta Parodi, con cui facciamo due chiacchiere.
Cucinerà anche al Regio?
«Preparerò gli gnocchi».
Sul serio?
«Ma si, le devo confessare che quando mi hanno proposto di intervenire ho tentennato. Hanno partecipato ai Ted persone incredibili. Voglio dire, l’ha fatto Obama. Francamente non mi sentivo molto sicura, sono piuttosto didascalica nella comunicazione».
E poi?
«Poi ho pensato che si poteva reinterpretare una ricetta. Il tema, l’ascolto generativo, non implica solo l’udito ma tutti i sensi. Come ci insegna
Proust, dal gusto emerge la memoria. I ricordi di persone amate della nostra infanzia ma anche i legami con le identità culturali e regionali, con il mantenimento di un’idea di famiglia che trasmettiamo ai nostri figli».
E della sua, di famiglia, pare essere proprio lei quella che ha ereditato maggiormente le tradizioni. È così?
«Sicuramente sì. Credo dipenda anche dal fatto che, tra noi tre (Benedetta, Cristina e Andrea, ndr) sono quella che ha mantenuto l’anima e le radici piemontesi».
Pur vivendo da tantissimi anni a Milano?
«Milano è casa. Indiscutibilmente. Sono trent’anni che ci vivo. Ma amo tantissimo tornare ad Alessandria, per i suoi sapori e per gli amici di quando ero piccola che continuano a essere i miei amici più veri e cari».
E i suoi fratelli?
«Andrea è un milanese doc, ama quella città in tutto e per tutto. Cristina, che certo è affezionata ad Alessandria come me, è però legatissima a Bergamo in cui vive da tanto tempo. Poi, essendo Giorgio (Gori, ndr) anche il sindaco della città, ancora di più».
A chi li dedica gli gnocchi che cucinerà oggi al Regio?
«Era un piatto che si mangiava tutte le domeniche a casa dei miei nonni».
È quella casa dove vi riunite ogni anno a festeggiare il vostro Natalino dei Parodi?
«No, quella è la casa di famiglia di Carpeneto. Il pranzo della domenica avveniva da mia nonna Maria. Gli gnocchi li faceva la Zizzi, la tata che aveva cresciuto mio papà. E che poi ci ha cresciuti tutti. Ne parlo in un mio libro che si intitola “Una poltrona in cucina” che è il più narrativo di quelli che ho scritto. Era una donna dolcissima. Ancora ragazzina
lasciò le campagne per venire a lavorare nella nostra famiglia e ci rimase tutta la vita. Era una persona sempre allegra, una luce. Questi gnocchi raccontano di lei».
Che poi, gli gnocchi, non sono mica banali da fare…
«Sono una ricetta instabile. Dipendono dalle patate, ci vorrebbero quelle di montagne, io prendo la retina al supermercato. Se metti o meno l’uovo sono ancora più difficili. Io lo metto. Perché è vero che la cucina è importante, ma alla fine è cucina. Non facciamola troppo complicata».
La cucina è stata il suo colpo di fortuna?
«Sì, ero una giornalista ma la mia vera passione era quella. Ho realizzato un sogno».
Ha voglia di fare anche altro?
«Da anziana. Me ne andrò a Carpeneto a scrivere libri».