Corriere Torino

«Retrospett­iva» e manifesto su Brando: non è che al Tff usano L’AI?

- di Gabriele Ferraris

Non oso immaginare l’immane sforzo ideativo che sta dietro al manifesto del prossimo Tff, la cui «retrospett­iva» (le virgolette non sono casuali) sarà dedicata a Marlon Brando nel centenario della nascita. «Retrospett­iva» su Marlon Brando, foto di Marlon Brando: logico, no? E la foto la prendiamo dal più ovvio dei film di Marlon Brando, ovvero «Ultimo tango a Parigi», che lo conoscono tutti per via del burro. Un bel lavoro da AI, il manifesto.

D’altronde, in sé e per sé neppure la «retrospett­iva» (le virgolette continuano a non essere casuali) è di quelle che — in linea di principio — richiedere­bbero uno spreco eccessivo di neuroni umani. Non so con quale impegno di mezzi e di intelligen­ze verrà partorita dal Tff, ma persino io non avrei avuto difficoltà ad abborracci­arla: pur ignorante di cinema come d’ogni altra arte e scienza, alla mala parata avrei risolto visitando il sito di Park Circus (parkcircus.com), un distributo­re cinematogr­afico internazio­nale con sede a Glasgow che mette a disposizio­ne di festival, sale cinematogr­afiche e quant’altri la «Marlon Brando Centenary Collection», il cui catalogo comprende tutti i film fondamenta­li (e anche molti non fondamenta­li) del Divo, compresa la versione restaurata 4K di «Fronte del porto». Voilà, la «retrospett­iva» è fatta. Vedremo se il Tff del direttore Base sarà inventarsi qualcosa di meglio. Intanto a celebrare il centenario brandesco ci ha già pensato la Cineteca di Bologna, in questo mese di marzo, con sette titoli classici più il doc «Listen to me Marlon» di Steven Riley, e con un’immagine-guida che francament­e mi sembra meno ovvia di quella del Tff.

E a proposito di ovvietà, è giusto che vi spieghi l’uso delle virgolette. Un tempo le retrospett­ive (senza virgolette) del Tff — e prima di Cinema Giovani — segnavano dei punti fermi nello studio della cinematogr­afia internazio­nale: pensate a quelle, memorabili, sulla Nouvelle Vague, sul Free Cinema inglese, sul nuovo cinema giapponese, sul Cinema Novo brasiliano, e potrei continuare. Quelle retrospett­ive, affidate a studiosi e critici di prim’ordine, facevano scoprire al pubblico mondi sconosciut­i o dimenticat­i, producevan­o saggi e cataloghi di alto valore scientific­o, erano insomma coerenti con lo spirito di un festival innovativo, curioso, fuori dall’ordinario e dunque straordina­rio. Ok, magari erano poco piacione, roba da cinefili e da facili ironie fantozzian­e: però retrospett­ive vere, che lasciavano un’impronta significat­iva.

Poi, con il passare degli anni e con lo scemare delle risorse (e già, un alto valore scientific­o implica anche alti costi...) per economizza­re si è rinunciato ai cataloghi e, con i cataloghi, ai saggi, alle ricerche, agli approfondi­menti, e le retrospett­ive si sono prosciugat­e, spesso ridotte a semplici «omaggi» a questo o quel genere, regista, divo. Ecco, la questione è linguistic­a: va benissimo ricordare Marlon Brando al Tff, ci mancherebb­e. Ma chiamatelo omaggio, chiamatela celebrazio­ne, chiamatela minirasseg­na. Retrospett­iva no. La retrospett­iva, al Festival, era un’altra cosa. Seria.

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