Romano (Smat) «Quelle dighe dell’idroelettrico sono la risorsa»
«Partiamo da un’incertezza climatica, con un elemento che ha un’incidenza in tempi molto più ridotti». Paolo Romano, presidente di Smat, descrive la strategia dell’ente torinese di gestione acque. «Dobbiamo recuperare le dighe nate per l’idroelettrico – spiega – anche per l’uso idropotabile». Dopo Rochemolles in Val di Susa, tocca alla Valle Orco, ai piedi del Gran Paradiso. Sono partiti i lavori per il potabilizzatore di Locana, in frazione Praie, su tre ettari di terreno, che raccoglierà l’acqua dalla centrale idroelettrica di Bardonetto per inserirla nell’acquedotto: 140 chilometri di condotte che serviranno il Canavese e l’eporediese. Conclusione prevista a novembre 2025. «Abbiamo 130 milioni di finanziamento (93 dal Pnrr e 36 dal Mef, ndr) che ci consentono di non gravare sulla tariffa per un costo complessivo che sarà il doppio. Il sistema deve però essere equilibrato». L’idea è dare maggior supporto all’agricoltura investendo sulla diga della Combanera a Viù, nelle Valli di Lanzo. «Stiamo facendo uno studio per valutare tutte le ipotesi. Ora esiste un buon movimento (di persone e istituzioni, ndr) nato da un periodo molto lungo di siccità». Quanto alle perdite, Smat ha installato 10 mila contatori che misurano l’acqua in ingresso e in uscita. «I consumi? Le persone hanno la giusta sensibilità perché a Torino, quando la temperatura è salita e ci aspettavamo una maggiore domanda di acqua (100 litri in più al secondo per ogni grado di aumento, ndr) abbiamo osservato una diminuzione nell’uso domestico».