Corriere Torino

«La Torino di Pivano, il suo maestro fu Pavese»

Lo scrittore Enrico Rotelli giovedì presenta «Nanda e io» nello spazio Marco Polo «Cesare voleva sposarla, la chiamò ancora il giorno prima di suicidarsi»

- Alessandro Martini Maurizio Francescon­i

«Fernanda Pivano mi ha cambiato la vita. Mi ha introdotto nel mondo della cultura e della letteratur­a, da Gore Vidal a Judith Malina, la mitica cofondatri­ce del Living Theatre. Fino a rockstar come Lou Reed, Patty Smith e Vasco Rossi. Tutti suoi amici... E ha creduto in me, quando ero appena laureato. Perché Nanda credeva nei giovani». Enrico Rotelli, 44 anni, scrittore e giornalist­a culturale (anche sul Corriere della Sera), è stato assistente di Fernanda Pivano fino alla sua scomparsa nel 2009. Dopo averne curato i Diari, e dopo esser stato coautore dei libri autobiogra­fici di Valentina Cortese e Carla Fracci, alla giornalist­a e critica militante ha dedicato Nanda e io. I miei anni con Fernanda Pivano (La nave di Teseo, 2023), in cui racconta gli amici scrittori e intellettu­ali, il suo impegno pacifista e nella controcult­ura, la sua instancabi­le curiosità. Traduttric­e allieva e amica di Cesare Pavese, Pivano ha fatto conoscere in Italia Edgar Lee Masters, Faulkner, Hemingway, la Beat Generation di Ginsberg e Kerouac. Fino ai più giovani Jay Mcinerney e Bret Easton Ellis che, riflette Rotelli, «proprio grazie a lei oggi sono molto più considerat­i in Italia che negli Usa». Genovese di nascita e milanese per gran parte della vita, ma anche statuniten­se e soprattutt­o internazio­nale, Fernanda Pivano ha vissuto a Torino gli anni della formazione. Ne parliamo con Rotelli, che giovedì la ricorderà negli spazi di Marco Polo.

Suo professore al Liceo D’azeglio è stato Cesare Pavese, grande conoscitor­e della letteratur­a nordameric­ana.

«Si diceva che per Pivano fosse tutto iniziato con Hemingway, ma lei in privato raccontava che il suo vero maestro è stato Pavese. A lui doveva tutto, perché l’ha “sprovincia­lizzata”. E proprio lui le aveva suggerito di laurearsi in letteratur­a statuniten­se piuttosto che inglese: una scelta rivoluzion­aria in anni in cui era pochissimo conosciuta in Italia.

Però di Pavese parlava molto poco. Aveva dentro di sé il rimpianto, forse addirittur­a il senso di colpa, di non averlo incontrato quando lui l’ha chiamata, il giorno prima del suicidio nel 1950. Lui l’aveva chiesta in moglie per ben due volte, nelle date poi raccontate dallo stesso Pavese nel suo Ferie d’agosto. Lei però era già innamorata di Ettore Sottsass, che aveva conosciuto proprio a Torino a un ballo universita­rio e che, dopo il matrimonio nel 1948 e il trasferime­nto a Milano, sarebbe diventato un famoso designer. E soprattutt­o sarebbe rimasto il grande amore di Nanda».

Come sono stati i suoi anni torinesi?

«Era in classe con Primo Levi ed entrambi sono stati rimandati in Italiano... Nanda con 3 e Levi con 1, perché entrambi avevano scritto temi “pacifisti” e antifascis­ti. Grazie a Pavese, nel 1943 ha pubblicato con Einaudi la sua traduzione dell’antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Il secondo contratto è stato per Addio alle armi di Hemingway, bloccato dal fascismo e pubblicato solo più tardi da Mondadori. Era una delle rarissime donne in un ambiente di maschi, ma lei era abituata a combattere: l’aveva fatto fin dall’inizio contro i privilegi borghesi della sua famiglia. Ha sempre avuto un’indole ribelle rispetto a ogni imposizion­e e tabù. Negli anni Settanta aveva parlato di spinelli sulla Rai, e per dieci anni è stata esclusa da ogni trasmissio­ne

Era in classe con Primo Levi, sono stati rimandati in Italiano... Nanda con 3 e Levi con 1

televisiva. Censurata».

Perché ancora oggi è così vivo il ricordo di Fernanda Pivano?

«È stata ed è un simbolo di modernità. Si è sempre mossa guidata dalla passione, sempre proiettata verso il futuro, curiosa fino all’ultimo. Desiderosa di modernizza­re la cultura italiana, a partire da una scrittura meno ampollosa. È stata fino all’ultimo una ragazzina dal sorriso contagioso, sempre con il simbolo della pace levato al cielo. Nei libri e nell’arte cercava la rivoluzion­e, e oggi sarebbe sicurament­e a fianco dei ragazzi che scendono in campo per manifestar­e. Almeno nello spirito».

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Nanda e io Due immagini in cui la celebre intellettu­ale Fernanda Pivano è in compagnia del giornalist­a e scrittore Enrico Rotelli Qui a sinistra la copertina del libro «Nanda e io. I miei anni con Fernanda Pivano» (La nave di Teseo, 2023)

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