Corriere Torino

Annina e l’arcipelago della felicità

- Di Gianni Farinetti

Direttore carissimo, la sua Annina. La nonna ha ricevuto una lettera da una sua conoscente, che la nonna trova una scema totale. Eccola: «Cara, carissima signora, spero di trovarla bene, io benissimo alle prese però con vari pressanti problemi domestici e per questo motivo ho pensato di rivolgermi a lei per un consiglio. Anche se siamo solo a marzo, vorrei organizzar­e le vacanze estive e il dilemma è grande. Vede, con Pier Alfonso, mio marito, e i ragazzi, Lavinia e Bobby, abbiamo già girato un bel po’ e quest’anno non so proprio decidermi: l’anno scorso abbiamo fatto lo Yukàtan che devo dire ho trovato piuttosto ordinario, tutte ste rovine Maya che saranno mai, e ho un pessimo ricordo di Valladolid dove abbiamo pranzato malissimo. Dopo una settimana siamo risaliti verso il centro del Messico e anche lì dopo un po’ una barba ma una barba, pieno di messicani che mangiano tacos dal mattino alla sera, che volgarità. Acapulco sì, carina, ma insomma non quella gran cosa che ci avevano descritto gli amici, il Carlo e la Michela che ci avevano fatto una testa così per tutto l’inverno, mah. In Perù due anni fa e devo dirle che ste passeggiat­e a 4.000 metri di quota dopo un po’ stancano, e sto famoso Machu Picchu? Quattro pietre in croce che in Val Varaita son fin più suggestive. No, no. Nelle Comore mai più, avevamo le scimmie fin in bagno, e pessimo il Madagascar tutto con quelle capannucce disordinat­e, il mare pieno di squali e il Pier Alfonso che non mi ha dormito per una settimana di fila e allora l’ho preso e gli ho detto: «Basta, si cambia, andiamo a Cuba». Non l’avessimo mai fatto! Ma lo sa che è ancora pieno di Comunisti, da non crederci. A Natale abbiamo fatto un salto a Copenaghen, sa, per via dei mercatini, ma a parte la Regina che è passata in carrozza non è che ci fosse granché da vedere. La caccia nello Yorkshire lasciamo perdere perché quello scioccone di mio marito si è pure sparato in un piede invece che al cervo. Poi al centoduesi­mo castello diroccato il Bobby ha avuto una crisi di nervi e abbiamo dovuto portarlo di corsa in elicottero a Liverpool perché la clinica di Manchester era veramente inguardabi­le. Le lascio immaginare quella di Liverpool, un paesone che sembra Fossano, uppercarit­à! Insomma, ci siamo detti: basta, piantiamoc­i 40 giorni in un bel posto di mare e bon, relax, cibo genuino, un po’ di movimento la sera per i ragazzi. Sembra facile, lei mi dirà, e infatti son più confusa di prima. Per ora l’unica cosa che mi ha abbastanza convinto è una villa a Formentera vista mare con sei camere ognuna con bagno en suite che andrebbe fin bene perché a metà vacanza capace che ci raggiunge quell’impiastro di mia suocera con la badante con la scusa di stare un po’ con la Lavi e il Bobby, la paracula. Col costo ci staremmo, 27 mila euro a notte, ma le Baleari sono così cheap, ci vanno già tutti, poi staremo lì immersi in qualche orrenda paella e gazpacho per 40 giorni, anche no, vero? In Grecia idem, volgarissi­mo, pieno di greci e bergamasch­i con la feta fin nel pareo. Abbiamo visto un Monastero del 1100 in vendita in cima a una montagna comprensiv­o di 200.000 capre, ma dopo la casa di Londra rificcarmi in un altro restauro piuttosto mi ammazzo. La prego mi aiuti. Affettuosa­mente, la sua Cicci». Bene, ecco la risposta della nonna: «Cara Cicci, credo proprio di avere il luogo che fa per lei: Pocapaglia. Bianchissi­me spiagge deserte, mare cristallin­o, taverne tipiche dove si cucina la tradiziona­le mussaka ripiena di salciccia di Bra. E poi a mezz’ora di traghetto Carmagnola, tramonti pazzeschi e movida sfrenata. P.S: con 27 mila euro si compra anche una cascinotta vista raccordo autostrada­le».

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