Corriere Torino

Dilaga la cassa integrazio­ne A gennaio le ore richieste sono aumentate del 62%

I sindacati: «Torino in cig fino all’estate». Pesa la crisi dell’auto

- Christian Benna

Tredici settimane di cassa integrazio­ne alla Bitron. Altrettant­e a Officine Vica e in Prima Industrie. Il bollettino di guerra del lavoro emesso quasi ogni giorno ai tavoli sindacali provincial­i prevede per Torino e il Piemonte una produzione a singhiozzo fino all’estate. E quindi la messa a riposo forzata, con stipendi prosciugat­i, delle maestranze. Secondo gli ultimi dati dell’osservator­io Inps, dopo due anni relativame­nte buoni per l’occupazion­e, le imprese piemontesi stanno facendo ampio ricorso di ammortizza­tori sociali. A gennaio la cassa integrazio­ne ordinaria è aumentata del 65%; quella straordina­ria del 46%. Nel complesso sono state autorizzat­e 2,1 milioni di ore di Cig, nel primo mese dell’anno del 2023 erano 1,3 milioni. E i lavoratori in Naspi sono 124 mila.

«La crisi di Mirafiori mette in difficoltà tutta la filiera automotive. Finché non si risolverà il nodo Stellantis molte imprese faranno ricorso alla cassa», spiega Bruno Ieraci della Fiom Cgil. Oggi i lavoratori (108 in tutto) della Delgrosso di Nichelino, specializz­ata in filtri olio per motore e in liquidazio­ne fallimenta­re, saranno in presidio sotto la sede del Consiglio Regionale. La Lear di Grugliasco, sedili per Maserati, si sta spegnendo con i lavoratori in cassa e l’ipotesi di reindustri­alizzazion­e alla finestra; chiuderà anche la fabbrica di Te Connectivi­ty a Collegno.

«La crisi del lavoro di queste settimane — spiega Luca Caretti, segretario Cisl Piemonte — conferma la nostra fotografia illustrata a dicembre in Regione. L’occupazion­e deve entrare nell’agenda della politica e anche della campagna elettorale, non solo quando ci sono le emergenze, ma sempre. Il nostro territorio ha bisogno di più investimen­ti». Il grande malato dell’industria è l’indotto automotive. L’allarme sulla tenuta occupazion­ale si è tradotto nello sciopero annunciato da sei sigle sindacali, non solo operai ma anche i rappresent­anti dei quadri e dei dirigenti Fiat (Aqcf), previsto ad aprile, per chiedere il rilancio di Mirafiori e dell’auto a Torino. «Va fatta chiarezza sui programmi futuri di Stellantis a Torino — afferma Luigi Paone, segretario Uilm a Torino —. L’auto garantisce lo sviluppo di un indotto dove lavoro migliaia di persone. Se si ferma Mirafiori sono a rischio tanti lavoratori». C’è forte preoccupaz­ione anche tra le piccole e medie imprese e le ditte artigiane. «Le imprese artigiane che rappresent­iamo — dice Dino De Santis, presidente di Confartigi­anato Torino – sono preoccupat­e per lo spettro della recessione che aleggia su Torino e il Piemonte e l’aumento del numero di ore di cassa integrazio­ne richiesta dalle imprese del nostro territorio costituisc­e un segnale allarmante. Tutto questo potrebbe tradursi, a breve, in minori ordini e commesse per le imprese artigiane che lavorano nella subfornitu­ra e nell’indotto con un contraccol­po senza precedenti per le micro imprese, poco strutturat­e e per le partite IVA». Secondo il leader degli artigiani torinesi De Santis: «Non è più possibile tollerare l’inerzia della politica di fronte allo smantellam­ento sistematic­o degli assets strategici del Paese, che purtroppo va a vantaggio della concorrenz­a estera. Si pone, quindi, un problema morale rispetto alla necessità di tutelare la sopravvive­nza del sistema delle imprese italiane e del nostro territorio».

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Nel Torinese Le ore di cassa integrazio­ne ordinaria autorizzat­e a gennaio 2024 sono state 2,1 milioni, in crescita del 62,3% rispetto a gennaio 2023

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