Anita si libera dal mito oscurante di Garibaldi
Anita non è solo la biografia della donna che è entrata di diritto nella mitografia garibaldina. Il libro di Silvia Cavicchioli, professoressa associata in Storia contemporanea all’università di Torino, direttrice scientifica del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, è un affascinante, quanto realistico, percorso nella vita di Ana Maria Ribero da Silva, compagna e moglie di Giuseppe Garibaldi, madre dei suoi quattro figli. Le sono state dedicate opere teatrali, biografie romanzate, poesie, canzoni, fumetti ma il fascino e la difficoltà di narrare la storia sta nella capacità di restituirne una versione realistica, oltre il racconto romantico di Dumas o la consacrazione del mito ad opera del fascismo. Anita è nata nel 1821, in Brasile, nella provincia del Rio Grande do Sul. Nonostante le umili origini e la povertà che hanno contraddistinto la sua infanzia, diventa presto una donna indipendente, coraggiosa, dominata dallo spirito ribelle che la porterà a combatte al fianco di Garibaldi, fin dalla lotta per la Rivoluzione Farroupilha. Una vita avventurosa in cui ha combattuto battaglie in nome della libertà del popolo, brasiliano e italiano, sfidando la sorte e ogni pericolo per se stessa e per i bimbi che portava in grembo cavalcando.
Il lavoro attento e prezioso compiuto dall’autrice è nato dallo studio che stava svolgendo sull’uso politico dei corpi patriottici e delle reliquie laiche. Ed è proprio il corpo di Anita, così poco rappresentato da opere e così conteso nel corso della storia, il vero protagonista del racconto.
Morta a Ravenna, trasportata a Nizza, le sue spoglie torneranno a Roma, al Gianicolo, per la grande celebrazione del 1932 durante la quale verrà eretto un monumento equestre in sua memoria.
Cavicchioli, con il suo libro, libera Anita dagli stereotipi in cui l’ha imprigionata il mito oscurante di Garibaldi, che ha inneggiato alla virilità della moglie per sollecitare lo spirito combattente dei suoi uomini; il racconto romantico di Dumas, che l’ha relegata alla storia romantica di una coppia ribelle; alla retorica fascista che ne ha esaltato le qualità di moglie e madre nel tentativo di offuscare lo spirito rivoluzionario di Garibaldi.
Un bellissimo lavoro, quello di Cavicchioli, ecco perché non bisogna perdere la proiezione di La versione di Anita, il docufilm tratto da questo libro, per la regia di Luca Crescenti, che si terrà l’8 marzo, alle 17, al Museo del Risorgimento. Dettaglio importante: il soggetto e la sceneggiatura sono a cura dell’autrice e di Daniela Ceselli.