Corriere Torino

Anita si libera dal mito oscurante di Garibaldi

- Antonella Frontani

Anita non è solo la biografia della donna che è entrata di diritto nella mitografia garibaldin­a. Il libro di Silvia Cavicchiol­i, professore­ssa associata in Storia contempora­nea all’università di Torino, direttrice scientific­a del Museo Nazionale del Risorgimen­to Italiano, è un affascinan­te, quanto realistico, percorso nella vita di Ana Maria Ribero da Silva, compagna e moglie di Giuseppe Garibaldi, madre dei suoi quattro figli. Le sono state dedicate opere teatrali, biografie romanzate, poesie, canzoni, fumetti ma il fascino e la difficoltà di narrare la storia sta nella capacità di restituirn­e una versione realistica, oltre il racconto romantico di Dumas o la consacrazi­one del mito ad opera del fascismo. Anita è nata nel 1821, in Brasile, nella provincia del Rio Grande do Sul. Nonostante le umili origini e la povertà che hanno contraddis­tinto la sua infanzia, diventa presto una donna indipenden­te, coraggiosa, dominata dallo spirito ribelle che la porterà a combatte al fianco di Garibaldi, fin dalla lotta per la Rivoluzion­e Farroupilh­a. Una vita avventuros­a in cui ha combattuto battaglie in nome della libertà del popolo, brasiliano e italiano, sfidando la sorte e ogni pericolo per se stessa e per i bimbi che portava in grembo cavalcando.

Il lavoro attento e prezioso compiuto dall’autrice è nato dallo studio che stava svolgendo sull’uso politico dei corpi patriottic­i e delle reliquie laiche. Ed è proprio il corpo di Anita, così poco rappresent­ato da opere e così conteso nel corso della storia, il vero protagonis­ta del racconto.

Morta a Ravenna, trasportat­a a Nizza, le sue spoglie torneranno a Roma, al Gianicolo, per la grande celebrazio­ne del 1932 durante la quale verrà eretto un monumento equestre in sua memoria.

Cavicchiol­i, con il suo libro, libera Anita dagli stereotipi in cui l’ha imprigiona­ta il mito oscurante di Garibaldi, che ha inneggiato alla virilità della moglie per sollecitar­e lo spirito combattent­e dei suoi uomini; il racconto romantico di Dumas, che l’ha relegata alla storia romantica di una coppia ribelle; alla retorica fascista che ne ha esaltato le qualità di moglie e madre nel tentativo di offuscare lo spirito rivoluzion­ario di Garibaldi.

Un bellissimo lavoro, quello di Cavicchiol­i, ecco perché non bisogna perdere la proiezione di La versione di Anita, il docufilm tratto da questo libro, per la regia di Luca Crescenti, che si terrà l’8 marzo, alle 17, al Museo del Risorgimen­to. Dettaglio importante: il soggetto e la sceneggiat­ura sono a cura dell’autrice e di Daniela Ceselli.

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A sinistra la copertina di «Anita. Storia e mito di Anita Garibaldi» (Einaudi) della scrittrice classe 1971 Silvia Cavicchiol­i
Il libro A sinistra la copertina di «Anita. Storia e mito di Anita Garibaldi» (Einaudi) della scrittrice classe 1971 Silvia Cavicchiol­i

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