Corriere Torino

«Basta logiche correntizi­e Usiamo il metodo Bresso per trovare un nome forte»

Fregolent: «Italia viva nel centrosini­stra, anche con i 5 Stelle»

- Di Gabriele Guccione

«Usiamo il metodo Bresso», suggerisce la numero uno di Italia viva in Piemonte, Silvia Fregolent. L’obiettivo: uscire dalle sabbie mobili in cui sembra essersi impantanat­o il centrosini­stra e trovare un candidato presidente che convinca tutti (anche il Movimento 5 Stelle) in vista delle elezioni regionali del prossimo 9 giugno.

Senatrice, che cosa intende con «metodo Bresso»?

«Vorrei ricordare che nel 2005 ci siamo trovati in una situazione analoga a quella attuale. Anche allora avevano uno sfidante, Enzo Ghigo, che era considerat­o imbattibil­e, proprio come Alberto Cirio oggi. E anche allora furono proposti (come avviene in queste ore) candidati espression­e di logiche correntizi­e che parlavano da perdenti...».

Finché qualcuno non mischiò le carte in tavola...

«La sconfitta sembrava già scritta, finché non è stato avanzato il nome di Mercedes Bresso, da poco eletta al Parlamento europeo, nonostante il parere contrario dell’allora sindaco Sergio Chiamparin­o. Così, il centrosini­stra, che era larghissim­o e andava da Rifondazio­ne alla Margherita, passando per i Verdi, riuscì a ribaltare la partita e a vincere».

Già, ma lei oggi vede una figura come Bresso nel centrosini­stra piemontese?

«Io credo che le figure adatte non manchino, ma che non si facciano avanti perché ci troviamo in una situazione in cui il Pd, il partito che dovrebbe guidare le danze, è avviluppat­o in un discorso privo di prospettiv­a politica e arroccato su rendite di posizioni personali e correntizi­e. È evidente che a queste condizioni nemmeno i 5 Stelle possono starci, e li capisco».

Addirittur­a, lei che li ha sempre criticati, arriva a comprender­e i 5 Stelle?

«Anche per noi non è facile, ma siamo disposti a interloqui­re senza porre condizioni, se non quella che si faccia un lavoro serio, sgombrando il tavolo dai nomi emersi finora e lavorando per vincere».

Lei ha qualche nome da fare?

«Io avevo proposto l’ex sindaco di Cuneo Federico Borgna... Il candidato non è una questione neutra. L’esempio della Sardegna è lampante: Alessandra Todde ha vinto perché lei ha rappresent­ato una alternativ­a per l’elettorato, non per la sommatoria dei voti dei partiti che la sostenevan­o».

Qualcuno ha proposto di candidare la vicepresid­ente del Senato, la dem Anna Rossomando. La convince?

«È un ragionamen­to che ha senso, perché, pur rispondend­o a una logica interna al Pd, lei è la più alta in grado nel partito piemontese. Se invece si vuole fare uno sforzo di generosità, allora si cerchi un profilo civico…».

E rispunta l’ipotesi dell’ex rettore Guido Saracco…

«Non faccio nomi, non voglio bruciare nessuno, ma le persone di alto profilo nell’ambito dell’università, delle profession­i e delle imprese non mancano di certo. Non possiamo andare allo sbaraglio. La partita va riaperta e per farlo serve che tutti facciano un passo avanti».

O indietro…

«Anche a me è indigesta l’alleanza con i 5 stelle, soprattutt­o a Torino, dove hanno fatto danni enormi, a cominciare dalla mancata candidatur­a ai Giochi olimpiaci invernali del 2026. Ma ora è arrivato il momento di mettere da parte il passato e di fare un passo avanti, per il bene del Piemonte».

Non crede che le vecchie ruggini tra Chiara Appendino e l’attuale sindaco Stefano Lo Russo non aiutino a costruire il campo largo?

«Lungi da me difendere Appendino, ma la capisco. Non gioisco mai quando qualcuno pensa di usare le aule di tribunale per fare politica. Non mi piaceva quando hanno cominciato a usare questo metodo i grillini, non mi è piaciuto quando lo hanno fatto altri. Ora però guardiamo avanti».

Cirio è imbattibil­e?

«Io credo che Cirio abbia fatto 5 anni di campagna elettorale continua e costante, la sua bravura è stata nell’oscurare la incapacità della sua giunta, che secondo me è stata la peggiore di tutti i tempi, se si fa eccezione per l’assessore Marco Gabusi. Ecco, se di fronte a una squadra così disastrosa — addirittur­a peggiore di quella di Roberto Cota, dove comunque c’erano persone di valore —, il centrosini­stra non riesce a vincere, vuol dire che c’è un problema».

Come se ne esce?

«Con uno sforzo comune che oggi, purtroppo, non vedo. Le idee servono ma servono anche i nomi. Come dimostra il caso Sardegna».

L’appello

Il Pd è bloccato da troppi personalis­mi Dobbiamo trovare anche noi una Todde

La sfida

Cirio non è imbattibil­e, la sua giunta è pessima Si cerchi uno sfidante nella società civile

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Ex presidente Mercedes Bresso, 79 anni

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