Corriere Torino

Droni, biotech e satelliti «Noi, innovatori all’estero ora traslochia­mo in città»

Le storie di Revolv, Alkemist, Electra Vehicle e Tevel

- di Christian Benna

Filippo Oggionni, 27 anni, è nato a Bergamo, ha studiato al Politecnic­o di Milano e ha fondato a Delft, in Olanda, la sua startup, Revolt, specializz­ata in tecnologie per i satelliti, ma per lo sviluppo ha scelto di insediare a Torino il quartier generale della società. Roberto Chiarle, docente di biotecnolo­gie molecolari, da anni lavora a Boston, eppure per lanciare la startup Alkemist Bio, nuovi approcci terapeutic­i ai tumori del sangue, ha deciso di insediare le attività innovative sotto la Mole. E così dagli Usa sono arrivate Tyvak (satelliti aerospace), Electra Vehicles (batterie per automotive) e da Israele i robot volanti Tevel, che già operano nella raccolta delle mele nel saluzzese. Loro sono, al momento, le eccezioni che confermano la regola. Gli innovatori di ritorno, le startup che individuan­o nel capoluogo torinese la propria «Silicon Valley», il luogo dove salire in rampa di lancio.

Si tratta per ora di poche unità che hanno traslocato dall’estero per investire in città, ma sembrano indicare una nuova rotta per il territorio. Il perché lo spiega bene Filippo Oggionni, founder di Revolv che comunque manterrà una sede in Olanda oltre quella torinese.

«La nostra startup è una realtà internazio­nale nata da quattro innovatori: due italiani e due polacchi. Ci siamo incontrati all’università a Delft. Per crescere abbiamo scelto di aprire una sede a Torino perché qui c’è una filiera aerospazia­le unica». L’industria quindi richiama le società innovative. «Noi abbiamo bisogno di fornitori per la produzione di sistemi che vengono integrati nei satelliti. In Piemonte c’è una filiera automotive che è l’ideale per produrre questi oggetti. E poi abbiamo bisogno di clienti, e qui ci sono grandi gruppi come Thales Alenia Space e Leonardo e società in forte crescita come Argotec. Insomma è il posto dove poter portare valore aggiunto a filiere già consolidat­e».

Il caso di Tevel è legato alle tensioni internazio­nali, al conflitto in Medio Oriente. La startup ha aperto una sede a Torino che sta crescendo rapidament­e. E ha trovato in Rivoira di Saluzzo un partner per fornire droni — robot volanti da impiegare nella raccolta delle mele.

La vicenda di Roberto Chiarle è invece un storia di ritorno di cervelli. Alkemist Bio, che ha raccolto quasi 7 milioni, nasce a cavallo tra Torino e Boston, «ma io ho preferito la via italiana». Spiega Chiarle, che ha lavorato per anni al Children’s Hospital di Boston: «Ho fatto ricerca per tanti anni in America sui tumori solidi del sangue, poi ho incontrato un team di ragazzi fantastici del fondo Claris Ventures che hanno creduto nel progetto e hanno agevolato la raccolta fondi. Ma non è solo questo ad avermi convinto a lanciare a Torino la mia startup. Io sono legato alla città, dove insegno all’università e credo molto nel potenziale di questo territorio». Al round investimen­ti che hanno portato Alkemist a Torino hanno partecipat­o anche la holding di venture capital Liftt e investitor­i privati del Club Degli Investitor­i, Simon Fiduciaria, l’hub fiduciario del gruppo Ersel, e Italian angels for growth.

Da Boston a Torino è il tragitto che è stato compiuto da Electra Vehicles, società che produce batterie smart per l’automotive. Electra Vehicles ha sviluppato un software di controllo delle batterie per veicoli elettrici basato sull’intelligen­za artificial­e e capace di rispondere alla richiesta di alte performanc­e e affidabili­tà, con un occhio all’impatto ambientale. La startup statuniten­se nata da un’idea di Fabrizio Martini, milanese, 36 anni, conta di investire 3,6 milioni per progettare il futuro della batteria e dei veicoli elettrici prevedendo di assumere più di 30 ingegneri entro la fine dell’anno.

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