«Creo tecnologie per individuare persone e oggetti in spazi chiusi»
Gaia Zinni ha 27 anni, è un ingegnere meccatronico ed è approdata da poco in Links Foundation dopo un’esperienza in un centro di ricerca a Genova
Piena di energia, sguardo che vibra, Gaia Zinni ha solo ventisette anni. Ingegnere meccatronico, pugliese, è approdata da poco in Links Foundation dopo un’esperienza di quattro anni in un centro di ricerca di Genova. Connected Systems and Cybersecurity è il gruppo di ricerca di cui fa parte, dedicato allo sviluppo di soluzioni sicure per dispositivi e sistemi connessi, intelligenti autonomi e capaci di collaborare per raggiungere obiettivi comuni. Affrontano temi come l’efficienza energetica nei processi industriali, la logistica manifatturiera, la sicurezza nella mobilità urbana e i sistemi robotici cooperativi. È di nuovo un concetto complesso che il suo racconto rende semplice.
Di cosa si occupa?
«Nel laboratorio in cui lavoro vengono sviluppate tecnologie per far dialogare, tra loro, i dispositivi smart che sono presenti nella vita quotidiana e per migliorare la loro autonomia nell’interazione con l’ambiente circostante. Ad esempio, possiamo rilevare la posizione nell’ambiente di oggetti o dispositivi attraverso l’impiego di tecnologie wireless laddove la copertura satellitare Gps non è disponibile».
Una sorta di Gps per gli ambienti chiusi?
«Esattamente. Il Gps può funzionare solo negli spazi aperti, il mio lavoro, invece, prevede lo sviluppo di tecnologie per la percezione dell’ambiente, ossia, dispositivi in grado di individuare persone, oggetti e altri dispositivi in ambienti interni. Queste tecnologie hanno un grande potenziale e possono aprire la strada a vari scenari innovativi».
Facciamo qualche esempio
«Per esempio, queste tecnologie abilitano il tracciamento preciso di materiali o asset in impianti industriali o la navigazione di persone all’interno di spazi chiusi, come i musei. Stiamo studiando queste soluzioni però anche in altri contesti, come l’implementazione di applicazioni robotiche per l’agricoltura di precisione in serra, ma anche per consentire la collaborazione e l’autonomia di una flotta di droni per l’ispezione e il monitoraggio dello stato di salute dei ponti, anche in aree a scarsa copertura satellitare».
Perché è approdata in Links?
«Volevo entrare in contatto con un nuovo ambiente e nuove tecnologie».
Ha intravisto delle possibilità qui?
«Sì, l’aspetto molto interessante in un centro di ricerca come questo è la possibilità di crescere professionalmente e diventare responsabile dei progetti di cui si fa parte. L’impostazione del lavoro non è gerarchica ma basata sul confronto tra ricercatori del centro. Fondamentale, il confronto con partner internazionali che permette ad ognuno di noi di entrare in contatto con realtà diverse dalla propria».
Ha vissuto a Bari, Genova e Torino. Quali differenze tra queste città?
«Le amo tutte. Amo Torino perché è città particolarmente “smart” dal punto di vista tecnologico e propone un’interessante offerta culturale non viziata da un’eccessiva presenza di turisti. Ma la sola differenza che sento tra le tre città è dovuta alla natura: la presenza del mare o della montagna».
Quale delle due dimensioni preferisce?
«Entrambi. Il mare, per me, è casa, rappresenta le radici. La montagna è una grande passione, oltre che una sfida: amo sciare e arrampicare su roccia. Quando ero a Genova, qualche volta, passavo dal mare alla montagna in giornata». È disposta a continuare a viaggiare per lavoro?
«Sì, non riesco ad immaginare una confort zone che limiti il mio desiderio di crescere. L’intenzione è quella di mantenere un buon equilibrio tra la vita personale e quella professionale nonostante gli spostamenti».
Ha un sogno?
«Sogno di crescere senza maturare rimpianti. Vorrei dedicare il giusto spazio alla carriera come alla vita privata».
E una paura?
«Forse quella di non riuscire a realizzare i miei sogni».
La tecnologia può far paura?
«Solo se non la si conosce. Può spaventare il suo uso scorretto».
La laurea a 23 anni, compresa l’esperienza dell’erasmus a Barcellona…
«Una bellissima esperienza di vita ma è stato faticoso mantenere il ritmo di studi per non andare fuori corso».
Cosa ama di più?
«Il rapporto con la natura e tutti gli sport all’aperto».
Le manca il mare?
«Molto. Sto aspettando di vedere se supererò l’estate lontano dal mare».
Gaia è piena di vita che è pronta a cavalcare in sella alla sua moto.
Il desiderio
Sogno di crescere senza maturare rimpianti, dando il giusto spazio a carriera e vita privata