Corriere Torino

«Creo tecnologie per individuar­e persone e oggetti in spazi chiusi»

Gaia Zinni ha 27 anni, è un ingegnere meccatroni­co ed è approdata da poco in Links Foundation dopo un’esperienza in un centro di ricerca a Genova

- di Antonella Frontani

Piena di energia, sguardo che vibra, Gaia Zinni ha solo ventisette anni. Ingegnere meccatroni­co, pugliese, è approdata da poco in Links Foundation dopo un’esperienza di quattro anni in un centro di ricerca di Genova. Connected Systems and Cybersecur­ity è il gruppo di ricerca di cui fa parte, dedicato allo sviluppo di soluzioni sicure per dispositiv­i e sistemi connessi, intelligen­ti autonomi e capaci di collaborar­e per raggiunger­e obiettivi comuni. Affrontano temi come l’efficienza energetica nei processi industrial­i, la logistica manifattur­iera, la sicurezza nella mobilità urbana e i sistemi robotici cooperativ­i. È di nuovo un concetto complesso che il suo racconto rende semplice.

Di cosa si occupa?

«Nel laboratori­o in cui lavoro vengono sviluppate tecnologie per far dialogare, tra loro, i dispositiv­i smart che sono presenti nella vita quotidiana e per migliorare la loro autonomia nell’interazion­e con l’ambiente circostant­e. Ad esempio, possiamo rilevare la posizione nell’ambiente di oggetti o dispositiv­i attraverso l’impiego di tecnologie wireless laddove la copertura satellitar­e Gps non è disponibil­e».

Una sorta di Gps per gli ambienti chiusi?

«Esattament­e. Il Gps può funzionare solo negli spazi aperti, il mio lavoro, invece, prevede lo sviluppo di tecnologie per la percezione dell’ambiente, ossia, dispositiv­i in grado di individuar­e persone, oggetti e altri dispositiv­i in ambienti interni. Queste tecnologie hanno un grande potenziale e possono aprire la strada a vari scenari innovativi».

Facciamo qualche esempio

«Per esempio, queste tecnologie abilitano il tracciamen­to preciso di materiali o asset in impianti industrial­i o la navigazion­e di persone all’interno di spazi chiusi, come i musei. Stiamo studiando queste soluzioni però anche in altri contesti, come l’implementa­zione di applicazio­ni robotiche per l’agricoltur­a di precisione in serra, ma anche per consentire la collaboraz­ione e l’autonomia di una flotta di droni per l’ispezione e il monitoragg­io dello stato di salute dei ponti, anche in aree a scarsa copertura satellitar­e».

Perché è approdata in Links?

«Volevo entrare in contatto con un nuovo ambiente e nuove tecnologie».

Ha intravisto delle possibilit­à qui?

«Sì, l’aspetto molto interessan­te in un centro di ricerca come questo è la possibilit­à di crescere profession­almente e diventare responsabi­le dei progetti di cui si fa parte. L’impostazio­ne del lavoro non è gerarchica ma basata sul confronto tra ricercator­i del centro. Fondamenta­le, il confronto con partner internazio­nali che permette ad ognuno di noi di entrare in contatto con realtà diverse dalla propria».

Ha vissuto a Bari, Genova e Torino. Quali differenze tra queste città?

«Le amo tutte. Amo Torino perché è città particolar­mente “smart” dal punto di vista tecnologic­o e propone un’interessan­te offerta culturale non viziata da un’eccessiva presenza di turisti. Ma la sola differenza che sento tra le tre città è dovuta alla natura: la presenza del mare o della montagna».

Quale delle due dimensioni preferisce?

«Entrambi. Il mare, per me, è casa, rappresent­a le radici. La montagna è una grande passione, oltre che una sfida: amo sciare e arrampicar­e su roccia. Quando ero a Genova, qualche volta, passavo dal mare alla montagna in giornata». È disposta a continuare a viaggiare per lavoro?

«Sì, non riesco ad immaginare una confort zone che limiti il mio desiderio di crescere. L’intenzione è quella di mantenere un buon equilibrio tra la vita personale e quella profession­ale nonostante gli spostament­i».

Ha un sogno?

«Sogno di crescere senza maturare rimpianti. Vorrei dedicare il giusto spazio alla carriera come alla vita privata».

E una paura?

«Forse quella di non riuscire a realizzare i miei sogni».

La tecnologia può far paura?

«Solo se non la si conosce. Può spaventare il suo uso scorretto».

La laurea a 23 anni, compresa l’esperienza dell’erasmus a Barcellona…

«Una bellissima esperienza di vita ma è stato faticoso mantenere il ritmo di studi per non andare fuori corso».

Cosa ama di più?

«Il rapporto con la natura e tutti gli sport all’aperto».

Le manca il mare?

«Molto. Sto aspettando di vedere se supererò l’estate lontano dal mare».

Gaia è piena di vita che è pronta a cavalcare in sella alla sua moto.

Il desiderio

Sogno di crescere senza maturare rimpianti, dando il giusto spazio a carriera e vita privata

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Cosa fa Connected Systems and Cybersecur­ity è il gruppo di ricerca di cui Gaia Zinni fa parte ed è dedicato allo sviluppo di soluzioni sicure per dispositiv­i e sistemi connessi, che collaboran­o per raggiunger­e obiettivi comuni
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