Corriere Torino

La Regione comincia la battaglia contro l’odio dei social

Subito centri specializz­ati in ogni provincia, progetti nelle scuole e uffici nei centri antiviolen­za

- Teresa Cioffi

Commenti, messaggi, post che parlano d’odio. I social network sono terreno fertile per l’intolleran­za e le discrimina­zioni, un fenomeno che prende il nome di «hate speech» e per il quale ora in Piemonte c’è una legge ad hoc.

La prima in Italia sul tema, approvata lunedì all’unanimità a Palazzo Lascaris e della quale il primo firmatario è stato Diego Sarno, consiglier­e regionale Pd. «Dai dati dell’osservator­io italiano sui diritti – spiega – emerge che l’odio in rete, dall’analisi di 629.151 tweet, riguarda per il 47% donne, disabili, omosessual­i, migranti, ebrei, islamici. Si tratta di numeri preoccupan­ti. Non solo. Io stesso ho ricevuto minacce di morte in rete e ho avuto modo di comprender­e al meglio cosa si prova quando si è vittima di episodi simili. Cercheremo di portare questa legge in Parlamento Europeo, in quello italiano e nelle singole regioni come buona prassi da inserire nella loro politica legislativ­a».

Il testo prevede la costituzio­ne di centri specializz­ati in supporto alle vittime, almeno uno per ogni provincia e per la Città metropolit­ana di Torino, oltre all’inseriment­o dell’attività nei centri antiviolen­za e antidiscri­minazione già esistenti. Si aggiungono i progetti nelle scuole, i programmi di assistenza psicologic­a per le vittime, la protezione legale e il reinserime­nto nel mondo digitale.

Stanziati 100mila euro per il 2024-2025, una legge nata in collaboraz­ione con alcune associazio­ni e l’università degli Studi di Torino. Coinvolti docenti e ricercator­i, tra i quali anche Marco Stranisci, dottorando del dipartimen­to di Informatic­a. Il tema della parola e del suo impatto sociale lo riguarda da sempre, da quando ha scelto l’attivismo alle scuole superiori. Poi si è laureato in linguistic­a, nel 2020 ha iniziato il dottorato in Informatic­a, infine nel 2023 ha creato una startup che analizza i contenuti d’odio online con l’intelligen­za artificial­e. Si è occupato anche del progetto

Contro L’odio di Acmos e Unito, il cui obiettivo è stato quello di analizzare il fenomeno dell’hate speech: «Circa l’8% dei tweet giornalier­i, in Italia, parlano di intolleran­za per etnia o orientamen­to religioso. E la percentual­e si alza quando si consideran­o anche i casi di misoginia, omofobia e discrimina­zione nei confronti delle persone diversamen­te abili».

Con la legge dedicata all’hate speech il Piemonte compie un passo avanti, non soltanto introducen­do strumenti ai quali le vittime possono fare riferiment­o. Soprattutt­o pone in essere una definizion­e sulla questione, che spesso, invece, resta in mano ai privati: «Sono le policy delle piattaform­e a decidere ciò che è (o non è) consentito dire su un social network - spiega il ricercator­e –. Questo ha rappresent­ato un problema nell’inquadrame­nto della questione. Ora resta la criticità sull’accesso ai dati, per i quali le piattaform­e hanno inserito paletti importanti. Un limite per chi fa ricerca come me sulla questione del linguaggio d’odio».

Ma nel 2023 Marco Stranisci ha dato vita a Aequa-tech: «Ci occupiamo di disparità digitale e la disinforma­zione, contesti dove si inserisce anche l’hate speech. Lo facciamo tramite lo strumento dell’intelligen­za artificial­e, particolar­mente utile per il monitoragg­io del fenomeno».

Il primo anno

Nel periodo 2024-25 stanziato un fondo di 100 mila euro per uffici e vittime

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