«Il mio concerto a Mosca? Sono un uomo di pace»
Pupo arriva al Colosseo. Poi volerà in Russia per uno show in tv
Mezzo secolo di Pupo, o quasi. Mentre si avvicina il cinquantesimo anniversario dall’esordio Come sei bella (1976), il cantante e conduttore tv toscano torna lunedì al Teatro Colosseo per uno spettacolo, Su di noi... la nostra storia, in cui promette un racconto completo della carriera e della vita.
Pupo, se le dico Torino qual è il primo ricordo che le viene in mente?
«Uno triste. La prima canzone che ho scritto si intitolava Primavera ed era dedicata a Clara, la sorella di mia mamma, una bellissima zia che se ne andò ad appena 25 anni. Gli ultimi giorni fu ricoverata a Torino. Poi però mi viene in mente mia figlia Valentina, che fu concepita lì nel 1983. E ancora le partite della Nazionale Cantanti organizzate con Del Piero e gli Agnelli, in particolare una condotta da Fabrizio Frizzi. E il mio urologo di fiducia, il professor Muto...».
Quasi tutti ricordi extramusicali.
«No, la musica c’entra sempre. Valentina fu concepita dopo un concerto a Santhià».
Che spettacolo sarà al Colosseo?
«Qualcosa di unico. Non un semplice concerto, ma un racconto con video, foto e storie. Canterò i miei successi e racconterò al pubblico tutto ciò che vorrà sapere. Come riesco a vivere da 35 anni con due donne, per esempio; o come ho fatto a perdere 130 milioni di lire in una sola notte al Casino di Saint-vincent».
Il tema della ludopatia è tornato d’attualità con la squalifica dei calciatori Nicolò Fagioli e Sandro Tonali. Vede dei legami con la sua storia?
«Nessuno. Sono altri tempi e altri mondi, sarebbe come paragonare il ciclismo di Coppi e Merckx ai velocisti di oggi. Questi sono ragazzi disgraziati che si rovinano per noia, non certo giocatori d’azzardo. E lo fanno con buffonate come il Texas hold’ em...».
Lei con cosa si rovinò? «Con il poker vero, all’italiana, che era una metafora della vita».
Al di là delle differenze, avrebbe un consiglio da dare per sfuggire alla trappola del gioco?
«Non si possono dare consigli, perché questa dipendenza non è come l’alcol, il fumo o la droga. Non c’è una sostanza che puoi smettere di assumere. È qualcosa che viene da dentro, devi combattere contro te stesso. Io mi limito sempre a raccontare la mia esperienza. Devi avere il c...o di incontrare persone che ti aiutano, proteggono, si sacrificano per te. E devi capire la cosa più difficile: nel gioco d’azzardo non esiste un finale positivo. Potrai anche vincere una, due o dieci volte, ma l’unico finale è la disfatta». È vero che dopo il concerto al Colosseo volerà in Russia per cantare a Mosca?
«Sì, il 15 marzo c’è uno spettacolo televisivo di beneficenza di cui sono il protagonista. Un Pupo and Friends con cantanti che arriveranno da tutti i paesi dell’ex Unione Sovietica. Artisti di altissimo livello, là sono una leggenda».
È preparato alle polemiche?
«Polemiche? Perché?» L’invasione in Ucraina, la guerra, gli embarghi.
«Se dovessi mettermi io a giudicare buoni e cattivi, in quanti Paesi non potrei più cantare? In Qatar? In Turchia? In certe città italiane dove ci sono ingiustizie? Vado in Russia come in tanti altri posti. Sono appena tornato dal Kazakistan e mi sono messo a disposizione dell’ambasciatore ucraino a Roma, che abita vicino a me, perché non vedo l’ora di tornare a Kiev. Soffro a ogni città ucraina che vedo bombardata, le conosco bene, ho cantato nei loro teatri. C’è troppa ipocrisia in giro: io sono un uomo di pace, non di guerra, e con le mie canzoni spero di portare un piccolo contributo».
Al Festival di Sanremo del 2010 cantò con Emanuele Filiberto di Savoia. Lo ha sentito dopo la scomparsa del padre?
«Sì, perché siamo molto amici. Non sono riuscito a venire al funerale a Torino, ma non so nemmeno se mi avrebbero fatto entrare in chiesa: io rimango il figlio del postino di Ponticino, mica ho il blasone per una simile cerimonia».
Fagioli e Tonali? Ragazzi che si rovinano per noia, non certo giocatori d’azzardo come me
Vado in Russia come in tanti altri posti: là sono una leggenda Vorrei tornare pure a Kiev