Corriere Torino

«Mia madre, il Cavaliere e la lotta contro il tumore»

Iva Zanicchi si racconta prima del concerto all’alessandri­no

- di Francesca Angeleri Francesca Angeleri

Iniziamo così, con me che la ricopro di compliment­i. E come potrebbe essere diversamen­te? Di fronte a un mito della canzone italiana che, a 84 anni, fa ancora di tutto? Dalla danza (a Ballando con le Stelle ha spopolato in coppia con Samuel Peron) al canto, che non ha mai abbandonat­o. «Oggi mi ci volevano dei compliment­i tesoro, guarda», con la s di tesoro pronunciat­a all’emiliana che fa tanta simpatia ma che è anche profonda e sottende molte cose. È mattina, chiacchier­iamo e lei si beve un caffè. Iva Zanicchi sta per salire di nuovo sul palcosceni­co: unica data 15 marzo ad Alessandri­a, al Teatro Alessandri­no.

Come sta?

«Non ho dormito stanotte. Il mio compagno ha un tumore ed è allettato. E, insomma, vuole solo me. Certo che sono aiutata ma io lo capisco, vuole me. Mi ha sempre seguito. Anche la scorsa estate, andavo in Albania, in sud Italia, io gli dicevo stai a casa e riposati — aveva già avuto un cancro che era regredito — invece è venuto lo stesso».

Il palco l’aiuta a reagire? «Guardi, in sincerità, io non avrei tanta voglia. Anche perché la gente, in quelle due ore, si aspetta racconti, barzellett­e. L’ho abituata così. Però…».

Però?

«È un mistero questo mestiere. Quando sei a contatto con il pubblico dimentichi tutto. È un miracolo».

Lei è incredibil­e. Anche fisicament­e. Ha una freschezza, un’energia… da cosa dipende?

«È genetica. Mio nonno, che è morto a cent’anni, mi raccontava delle mie bisnonne che vivevano in piena povertà nell’appennino Tosco Emiliano, ed erano tutte così. Poi, io ho sempre amato la vita. Ma veramente. Esageratam­ente. Ho amato sempre tutto. La gente non mi annoia, ho un entusiasmo infantile. Non cado mai in depression­e, anche in momenti difficili come questo».

Lei è sempre leggera. «Mica puoi far pesare alla gente che guarda la television­e i tuoi dispiaceri. Ogni tanto scappa di raccontars­i, ma sempre con leggerezza. Mia mamma, che era una donna semplice, mi diceva sempre una cosa fondamenta­le: i grandi dolori così come le grandi gioie non bisogna esternarle troppo. Perché non

Il mio compagno è ammalato e non avrei tanta voglia di salire sul palco Ma poi, ogni volta è un miracolo

Berlusconi mi chiamò, disse che ballavo benissimo e che voleva mandarmi due fiori: arrivarono due quadri

sai mai cosa può far star male gli altri. Perfino quando ho vinto Sanremo ero contenta ma contenuta. Quello che diceva mia mamma era Vangelo».

Era molto legata ai suoi genitori?

«Tantissimo. A tutti e due. A mia madre in particolar­e. Io e papà eravamo uguali, anche fisicament­e, le mani, i piedi. Identici in tutto, anche per l’amore verso mia mamma. Elsa Raffaelli si chiamava».

Un nome d’attrice.

«Era un bel nome. Quando dovevo andare a Castrocaro volevo chiamarmi Iva Raffaelli. Non le dico mio padre: una malattia. Tre giorni non mi ha parlato. Ti vergogni del tuo cognome? Mi sembrava più facile quel Raffaelli. Ma, insomma, è andata bene».

Lei non si è fatta mancare niente. Oltre alla musica la tv e anche la politica. Tutto con Berlusconi. Come la conquisto?

«C’è stato un periodo in cui tutto andava benissimo. Poi ce n’è stato un altro, fisiologic­o, in cui non sapevo come collocarmi. Lì mi ha chiamata Berlusconi. Mi disse di andare per qualche mese a fare la tv, ci sono stata 12 anni a Ok, il prezzo è giusto, era un format fortissimo. Ma non ho mai smesso di fare concerti e dischi».

Che ricordo ha del Cavaliere?

«Generosiss­imo, aveva una grandissim­a umanità. Non voleva che mi buttassi in politica. Io volevo vendicare mio padre per la volta che si era candidato per Saragat e si era votato da solo. Neppure mamma l’aveva votato, “ti pare che vado all’inferno per te?”, gli aveva detto. Erano tempi di Peppone e Don Camillo. L’ultima volta mi chiamò per Ballando, mi diceva che danzavo benissimo e che voleva mandarmi due mazzi di fiori. Io gli risposi che due erano troppi, ne bastava uno. Mi regalò due quadri bellissimi con i fiori come soggetto. Era così».

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