Il genio di Luigi applicato alle chitarre Quattro generazioni per una passione
Luigi Ferrarotti, storico produttore di chitarre, è mancato a 88 anni. Il suo nome è indissolubilmente legato al lavoro portato avanti nell’attività di famiglia, la Ferrarotti Chitarre. Un marchio familiare per moltissimi amanti di questo strumento, che è un vero e proprio culto per un’intera generazione, quella di chi era ragazzo negli anni Settantaottanta. E Luigi – il cui ultimo saluto è stato celebrato giorni fa a Collegno – ha portato avanti una tradizione secolare di famiglia, creando un valore che va oltre all’oggetto in sé, ma si lega proprio alla valorizzazione di un largo contesto sociale.
La storia della Ferrarotti Chitarre affonda le radici nei primissimi anni del Novecento, quando il bisnonno Luigi Ferrarotti si trasferisce a Torino con la moglie e i tre figli trovando lavoro come falegname presso la Società Tranviaria Belga, non dimenticando la passione per la musica. Inizia a costruire chitarre e mandolini e poi decide di dar vita all’attività aprendo un suo laboratorio, prima in corso Casale e quindi in corso Vercelli, dove rimane fino al 1954 con la collaborazione del figlio Dionigi. L’attività si trasferisce poi nei più ampi locali di via Thures sull’onda della grande diffusione ottenuta dalla chitarra in quegli anni. Poco dopo a prendere le redini del negozio è proprio Luigi, che dalla sua ha determinazione, creatività e una grande affinità con la meccanica.
Lui era la sintesi dei trucchi del mestiere imparati dal nonno e dal padre. Non solo fabbricava a mano chitarre, ma forgiava lui stesso anche gli strumenti per costruirle. E il suo genio in qualche modo si trasferiva anche nell’altra sua passione, il motoalpinismo. Modificava e plasmava le moto proprio come faceva con le chitarre.
Oggi la Ferrarotti, portata avanti da Roberto, figlio di Luigi, è l’unica azienda rimasta in Italia a produrre chitarre classiche e ad eseguire riparazioni e restauri su qualsiasi tipo di strumento a corda. La storia andrà avanti, ma senza dimenticare Luigi, l’uomo dietro a chissà quante storie nate sulle note di una chitarra.