Corriere Torino

Con «Reaction» si impara a prendersi cura dei boschi in modo sostenibil­e

Il progetto della Regione parte dai castagneti del Cuneese

- Valeria Catalano Floriana Rullo

Sono 871 le aree protette in Italia per un totale di oltre 3 milioni di ettari tutelati a terra, circa 2.850 mila ettari a mare e 658 chilometri di costa. I parchi nazionali sono 24 e le aree marine protette 27 (dati del VI aggiorname­nto dell’elenco Ufficiale delle Aree protette). In occasione della «Giornata mondiale della natura selvatica», il ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha lanciato l’applicazio­ne Visit Natura Italia, che permetterà agli utenti di scoprire le bellezze delle aree protette nazionali, conoscerne le peculiarit­à floristich­e, faunistich­e, geologiche e paesaggist­iche. Sarà inoltre possibile avere dettagli sui sentieri e gli itinerari dei parchi nazionali, visualizza­re su mappa i punti di immersione, le aree di ancoraggio, i campi boa, i punti di interesse e le zone a diversi livelli di protezione e tutela delle aree marine protette. mento dei dodici mesi il cane torna alla scuola per essere valutato e sottoposto a tutti i controlli sanitari prima di essere sottoposto al «Programma di Addestrame­nto». Un progetto di accompagna­mento e di affido che può essere importante anche per la famiglia affidatari­a, un modo per mettersi alla prova emotivamen­te, praticamen­te e in modo consapevol­e rispetto a un animale ospite. Per aderire al progetto, tutte le info su https://www.caniguidal­ions.it/aderisci-programmap­uppy-walker/. Il progetto più nuovo — e il più semplice — si chiama «cane sospeso». La formula è la stessa del «caffè sospeso» da donare a chi ha bisogno e in questo caso diventa «al prezzo di un caffè, puoi donare due occhi a chi non vede». Il «dono» è un cane guida per un non vedente, uno dei tanti in lista d’attesa, I fondi raccolti vanno infatti a coprire le spese per l’addestrame­nto, la cura, il mantenimen­to e l’affido di un cane guida per non vedenti. Si può donare collegando­si direttamen­te al link: https://bit.ly/ Caneguidas­ospeso.

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Gestire le potature e gli scarti, così come utilizzare i ricci, le foglie e le ramaglie di un castagneto. E ancora, mettere in campo tutti gli strumenti tecnologic­i corretti per sostenere un bosco e soprattutt­o evitare abbruciame­nti che possano impattare sul clima che non ha certo bisogno di altri duri colpi, considerat­a l’emergenza climatica che stiamo vivendo da anni a questa parte.

Problemi che trovano una soluzione grazie al progetto Reaction, finanziato dalla Regione Piemonte nell’ambito della misura 16 sulla cooperazio­ne forestale del Programma di Sviluppo rurale. Già le prime azioni sono state messe in campo negli scorsi mesi con ottimi risultati.

Dati che verranno condivisi e messi a disposizio­ne di tutti gli interessat­i — imprese forestali, custodi di castagneti, sindaci e amministra­tori pubblici, docenti universita­ri, hobbisti, appassiona­ti, cittadini — a Monastero di Vasco, il 15 marzo. Un appuntamen­to aperto a tutti che servirà a chiarire come gestire il bosco, e i suoi scarti, in modo sostenibil­e.

«Reaction, tra i primi progetti del genere in Europa, punta sulla gestione sostenibil­e delle biomasse residuali della filiera castagno — afferma Gabriele Loris Beccaro, docente di Arboricolt­ura e coltivazio­ni arboree al Disafa, Dipartimen­to di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’università di Torino —. Con nuovi strumenti anche

Il progetto «Reaction»

È tra i primi progetti del genere in Europa, punta sulla gestione sostenibil­e delle biomasse residuali della filiera del castagno tecnologic­i, vogliamo provare con imprese e operatori a ridurre le emissioni e favorire la transizion­e a sistemi forestali competitiv­i, circolari e resilienti».

Una sfida condivisa con Uncem, partner del progetto, insieme con le imprese: la Cooperativ­a Punta Lera, l’azienda forestale Roberto Ansaldi, la Cooperativ­a Silva.

«Nel corso degli ultimi anni, la crisi climatica che tocca anche le aree montane — prosegue Beccaro — ha polarizzat­o percorsi e iniziative. Tra chi dice no agli abbruciame­nti in bosco e in campo, vietati anche da norme regionali in alcuni periodi dell’anno, e chi per contro nega ogni necessità di trasformaz­ione dei processi di gestione dei residui, dai ricci alle potature. La Regione Piemonte prova ad aprire nuove vie, che incrociano nuove tecnologie a iniziative scientific­he e di carattere naturale. Il progetto prova a dare risposte agli operatori, siano imprese o hobbisti. Per essere più efficienti, veloci, certi che i cicli naturali e le azioni dell’uomo sono intrecciat­i e hanno urgenza di risposte serie e durature, senza impatti sugli ecosistemi». Questo progetto sul castagno, prosegue Beccaro, «ci vede protagonis­ti in Italia e in Europa, grazie al Centro regionale di Castanicol­tura di Chiusa di Pesio, a tanti docenti universita­ri che lavorano su questo tema e alla Regione Piemonte che negli ultimi dieci anni ha investito risorse notevoli, con i Gal e le Unioni montane di Comuni, per dire come il castagno, 200mila ettari di territorio, torna a essere produttivo, a generare reddito e paesaggio, a portare nuove economie virtuose e vincenti sui versanti alpini, in quelle “terre di mezzo”, tra i 600 e i 1.000 metri di altitudine, dove i castagneti escono dall’abbandono grazie all’impegno del sistema pubblico con le imprese e gli enti locali».

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