E gli insegnanti di sostegno continuano la loro protesta «Torniamo nel precariato»
Cancellato dal Milleproroghe il canale loro dedicato
«Siamo professionisti, non tappabuchi. Chiediamo a gran voce l’immissione in ruolo, a seguito della specializzazione e dell’anno di prova».
La protesta parte dagli specializzandi del Corso di specializzazione (appunto) per il sostegno, insegnanti che stanno frequentando l’ottavo ciclo del TFA tenuto dall’università di Torino. Appena 500 docenti formati all’anno, quando in Piemonte ne servirebbero 14 mila con il titolo adatto per poter seguire gli studenti con disabilità.
A differenza di chi li ha preceduti, sono destinati a rimanere precari fino a quando non si terrà il prossimo concorso.
Un’ennesima prova da aspettare e superare. «Fino all’anno scorso, grazie al doppio canale di reclutamento, molti specializzati iniziavano l’anno di prova per poi essere assunti a tempo indeterminato come docenti di sostegno. Da quest’anno, per noi e per voi, a causa del decreto Milleproroghe, si torna nel limbo del precariato che, per i vostri figli, nostri studenti, significa non avere riferimenti chiari e duraturi».
Lo hanno scritto in una lettera aperta che ieri sera aveva già superato le 2.450 firme, per riuscire a «entrare in contatto con Città metropolitana, Regione, parlamentari piemontesi e, soprattutto, parlamentari della settima Commissione di Camera e Senato».
Ieri pomeriggio un gruppo di specializzandi era anche in corteo per l’8 marzo, a distribuire un Qrcode che rimanda al form per le firme disponibile anche tramite il profilo Instagram aperto per l’occasione (tfa8_dirittialpunto). L’intenzione è di raggiungere quante più persone possibile, a partire dalle famiglie dei loro studenti, perché tutti conoscano il lungo percorso di formazione e la situazione attuale.
«Ogni anno il ministero dell’istruzione chiede alle Università di formare un certo numero di docenti di sostegno. Si accede tramite selezione pubblica: preselettiva, scritto, orale. Superata questa triplice prova ogni specializzando paga di tasca propria il corso, che a Torino ha un costo di oltre 3mila euro, esclusi vitto, alloggio, trasporti». L’ultimo corso è iniziato a ottobre e si concluderà a giugno, due pomeriggi alla settimana e l’intera giornata di sabato. Comprende insegnamenti, tirocinio diretto e indiretto, si conclude con la produzione di un elaborato finale, di una relazione sull’esperienza di tirocinio e di un’unità di apprendimento.
«È molto impegnativo, ma altamente formativo. L’assurdo è che queste risorse, una volta formate su richiesta del ministero, vengano fatte rimanere precarie dal ministero stesso». Gli specializzandi di Torino si appellano alla sentenza della Corte costituzionale, che ha definito «inderogabile» il diritto allo studio delle persone con disabilità, alla Convenzione Onu, alle linee di indirizzo della Commissione europea.
Tra loro c’è chi si alza alle quattro del mattino per frequentare il corso, due neomamme si portano dietro i bambini di pochi mesi. «Chiediamo che le famiglie e gli studenti sappiano dei percorsi da cui arrivano i loro insegnanti, delle rinunce, dei sacrifici, dell’infinita formazione a cui non ci siamo mai sottratti, ma che rischia di fagocitare la nostra giovinezza, le nostre energie e il nostro entusiasmo, che vorremmo invece dedicare alla formazione dei nostri studenti».