Il fascino del Giappone sospeso tra passato e futuro
Èannunciata come «la prima mostra mai realizzata in Italia sull’arte degli shinhanga», del resto si tratta di un movimento relativamente recente, nell’arte giapponese, la cui nascita si fa risalire al 1916. Palazzo Barolo, fino al 30 giugno, si riempie di stampe giapponesi grazie all’esposizione
Shinhanga, curata da Paola Scrolavezza e presentata da Vertigo Syndrome, che si fregia del patrocinio del Consolato generale del Giappone a Milano, oltre a quello del Comune di Torino. L’intento del percorso espositivo, composto da 80 opere di maestri di questa corrente come It
Shinsui, Kawase Hasui e Hashiguchi Goyo, è mostrare soprattutto l’evoluzione della tecnica in relazione alla storia di questo tipo di arte, che incornicia un momento importante per il Giappone. Nell’idea dell’orientalista Paola Scrolavezza, i pigmenti brillanti e le atmosfere malinconiche e silenziose restano sospese tra un legame profondo con la tradizione e l’avanzare inesorabile del progresso. Si parte, quindi, da un viaggio «verso la modernità» grazie alla «nuova xilografia» rappresentata da questo genere di arte, che ai tradizionali scorci di celebri località, geishe o personaggi dei teatri preferiscono la provincia rurale e i sobborghi cittadini. «Il percorso espositivo — spiegano gli organizzatori — procede attraverso l’abbinamento di paesaggi e bijinga (immagini di belle donne nell’arte giapponese, soggetti tipici della xilografia ukiyo-e, ma trova il suo punto di snodo nel grande terremoto del 1° settembre 1923, il peggiore nella storia del Giappone». L’area nei dintorni di Tokyo fu rasa al suolo e da lì nacque la nuova capitale, proiettata al futuro, un fenomeno che anche l’arte ha raccontato. Il percorso si snoda quindi fra l’urbanizzazione e il fermento culturale fra il 1912 e il 1926, per arrivare poi al «vento borghese del cambiamento», con l’aiuto di scatti, video e riviste d’epoca, oltre ad abiti femminili che ricordano la tradizione giapponese. Perché l’arte degli shinhanga è anche il racconto della nostalgia di inizio secolo e dell’atmosfera di grande aspettativa che ha, in qualche modo, cambiato il Giappone. Con Paola Scrolavezza, docente al Dipartimento di Lingue all’università di Bologna, alla mostra ha lavorato Marco Fagioli, collezionista e autore di numerose pubblicazioni sul tema. L’esposizione, corredata da un catalogo Skira Editore (curato da Scrolavezza), prevede poi eventi collaterali come laboratori e conferenze.