Tensione in consiglio «Investiamo più a Torino»
Mugugni, sospiri e qualche bisbiglio. I 30 minuti del cda di Fondazione Crt nei quali il presidente Fabrizio Palenzona ha deliberato circa 62 milioni di investimenti (nel vino «sperimentale», in una banca locale e una romana) hanno generato una scia di malumori tra i consiglieri di indirizzo dell’ente e anche tra quei consiglieri del board che, nonostante tutto, hanno votato all’unanimità le nuove partecipazioni. La diversificazione degli investimenti fa parte della strategia di tutte le fondazioni per valorizzare il patrimonio; e quello di Crt ammonta a 3 miliardi, peraltro irrobustito dalla cessione della partecipazione in Bpm (140 milioni), motivata da Palenzona come volontà di disinvestire dal credito. Invece è arrivata la scommessa da 40 milioni su Banca d’asti dettata da «logiche di sistema»: contribuire a future acquisizioni di quote di Asti in Banca Savigliano (quelle detenute da Bper). L’assegno da circa 20 milioni per le cantine vitivinicole sperimentali Enosis di Donato Lanati, pur giustificato da una nota di Crt, «una società che genera ricavi da 3,8 milioni e un ebitda da 2,4», ha fatto storcere il naso a diversi consiglieri, obiettando sul reale ritorno economico, e che si tratta di investimenti tutti fuori Torino. Anche l’esborso più esiguo del pacchetto investimenti, 2 milioni, per lo 0,7% di Banca del Fucino è stato mal digerito. Non solo perché è una banca romana che non ha niente a che vedere con il Piemonte. Ma anche perché il Fucino partecipa al consolidamento dell’azionariato di Cassa di di Volterra insieme con Andrea Pignataro, il fondatore di Ion che sta trattando l’acquisizione di Prelios, presieduta dallo stesso Palenzona.