Corriere Torino

Scuola, da Enna a Torino per un posto Polemiche sui concorsi: «Sono obsoleti»

Oltre 5 mila candidati per 1.797 cattedre tra infanzia e primaria. Domani la carica dei 25 mila per le medie

- Chiara Sandrucci

«Una prova più accessibil­e rispetto all’ultima volta». È l’impression­e diffusa dei candidati al concorso docenti ordinario previsto dal Pnrr, al via ieri con un primo test a crocette per entrare di ruolo nella scuola dell’infanzia e primaria. Oltre 5 mila gli iscritti in Piemonte secondo il ministero dell’istruzione, per 1.797 posti complessiv­i messi a bando, comuni e di sostegno. Domani e dopodomani sarà il turno dei 25 mila delle medie inferiori e superiori che concorrono per 3.057 posti complessiv­i.

Un debutto regolare, senza problemi segnalati. Non sono stati nemmeno rilevati errori nei quesiti, come in passato. La prova «computer based» da 100 minuti è iniziata alle 9, con 50 quesiti a risposta multipla di contenuto non disciplina­re: pedagogia, didattica, valutazion­e, oltre a inglese e informatic­a. C’è stata anche una domanda sul maestro Alberto Manzi. «Quale scrittore ha condotto un programma in tv contro l’analfabeti­smo tra il ‘60 e il ‘68?». I candidati sono stati convocati in piccoli gruppi, a seconda della lettera del cognome. Sparpaglia­ti nei laboratori informatic­i di 79 scuole superiori, di cui 51 a Torino e provincia. Tra queste, il liceo Cavour, che ha ospitato la prova di 13 candidati con 2 assenti. Poco dopo le 11 erano già tutti fuori, compresa una coppia arrivata da Enna domenica sera. «I nostri figli sono grandi, siamo soltanto io e mio marito e abbiamo voluto fare un’esperienza diversa: tra tutte le regioni abbiamo scelto di provare in Piemonte perché il clima è più bello, c’è la neve e siamo vicini alla Francia», spiega Isabella Lo Monaco, da 3 anni precaria in Sicilia. Nel piccolo gruppo del Cavour, sono riusciti tutti a superare la prova. «Per fortuna c’erano poche domande sulle normative e molte di pedagogia», osserva Claudia Lo Nardo prima di correre a prendere servizio a Nichelino dove insegna già da 8 anni. C’è anche chi lavora come insegnante di sostegno nelle scuole d’infanzia comunali e ora tenta il concorso statale. «Ho fatto domanda per il posto comune, perché non ho il titolo necessario per il sostegno — spiega la maestra Assunta Lo Sardo —. Ci vuole il corso TFA dell’università, ma è molto impegnativ­o». Già si sa che per i posti di sostegno il concorso andrà quasi a vuoto, per mancanza di specializz­ati. Secondo i sindacati, nemmeno il concorso previsto dal Pnrr servirà a sanare la piaga del precariato. «Ribadiamo la necessità di un sistema complessiv­o di reclutamen­to che superi il test a crocette per selezionar­e i docenti — sostiene Luisa Limone, segreteria regionale Flc Cgil Piemonte —, che sia utile a porre fine al ricorso del precariato a favore della scuola di qualità e di un lavoro dignitoso». La Cisl Scuola conferma l’impression­e positiva dei candidati sugli esiti. «Abbiamo notizie di una buona percentual­e di successi — dice Maria Grazia Penna, segretaria regionale —. Per quanto riteniamo che la profession­alità dei docenti non possa essere misurata con un test, sappiamo che questo è il primo step e che molti colleghi stanno studiando in vista dei prossimi orali». Sulle 200 candidate seguite dal sindacato Cub, in 176 hanno superato la prova. «Ma questo tipo di test non valuta l’effettiva preparazio­ne dell’insegnante», dice Manuela Mannini, una di loro che ha coordinato il gruppo Cub. Restano altri nodi da sciogliere, a partire da chi ha vinto il concorso precedente e ancora aspetta. «Sono concorsi obsoleti — sostiene Diego Meli, segretario regionale Uil Scuola —. Abbiamo proposto che siano immessi in ruolo tutti i precari in prima e seconda fascia con esperienza superiore ai 3 anni, per accorciare i tempi e spendere meno».

I sindacati

Uil: «Si immettano in ruolo i precari per accorciare i tempi e spendere meno»

Il test

Tra i quesiti anche uno su Alberto Manzi e il programma tv contro l’analfabeti­smo

La coppia siciliana

«Abbiamo scelto il Piemonte perché il clima è bello e siamo vicini alla Francia»

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