A 8 anni picchiata dalla zia e violentata dal cugino
Chieste condanne a 3 e a 5 anni per madre e figlio. Gli abusi catturati da un registratore nascosto
Aveva solo 6 anni quando è stata costretta a lasciare la casa in cui viveva con la mamma (con problemi di droga) e a trasferirsi dai prozii. Ma in quella famiglia in cui avrebbe dovuto trovare amore ha invece conosciuto la violenza: le botte e gli insulti che la madre affidataria le riservava con quotidiana precisione e poi, dall’età di 8 anni, le attenzioni morbose del cugino che abusava di lei.
La storia di questa giovane, oggi ventenne, è ora al centro di un processo in cui la prozia, 55 anni, è accusata di maltrattamenti in famiglia, mentre il figlio della donna (29 anni) risponde di violenza sessuale. A ricostruire gli abusi è stata il pm Lisa Bergamasco, che ha chiesto una condanna a cinque anni per l’uomo e a tre per la madre (entrambi difesi dall’avvocato Giuseppe Infante). Il processo ha ricostruito sette lunghi anni di sopraffazioni e umiliazioni. Schiaffi, calci e insulti quotidiani: bastava un brutto voto a scuola perché il corpo della bimba si riempisse di lividi. E poi gli abusi del cugino che, per costringerla a tacere, la minacciava di dire che non aveva fatto i compiti, così sarebbe stata picchiata. La psicologa che aveva in cura la vittima, un giorno si accorge che qualcosa non va e ne raccoglie le confidenze. La professionista, invece di fare denuncia, ne parla con la prozia. La donna torna a casa e colpisce con tale ferocia la nipote, che non avrà più il coraggio di denunciare. Quando è ormai un’adolescente, anni dopo, si lascia sfuggire qualcosa con la madre naturale. «Quello che mi succede di brutto, mi succede a casa» chiosa la ragazzina a fronte delle raccomandazioni materne a non fare tardi quando esce la sera. A quel punto il genitore chiede aiuto al fratello. E in casa dei prozii viene piazzato un registratore che cattura gli abusi. La ragazzina viene affidata a una nuova famiglia, ma dimenticare il passato è impossibile e per due volte tenta il suicidio. Elementi messi in luce dal suo avvocato, Emanuela Martini, che ha chiesto che alla ragazza sia riconosciuto un giusto risarcimento per i danni subiti.
Schiaffi e calci
Bastava un brutto voto a scuola perché il corpo della bimba si riempisse di lividi