Il sogno europeo di De Gasperi, uomo e statista
Per capire che fine abbiamo fatto basta una frase che Togliatti dice a De Gasperi: «Sta confondendo il benessere con il desiderio». È uno dei molti struggenti scambi che ritroviamo nella pièce, al Teatro Gobetti da oggi a domenica, De Gasperi: l’europa brucia,
scritta da Angela Dematté e diretta da Carmelo Rifici. Paolo Pierobon è il protagonista e con lui recitano Giovanni Crippa, Emiliano Masala, Livia Rossi, Francesco Maruccia.
In scena troviamo la statura e la complessità, le luci e le ombre dell’uomo/statista Alcide, che aderisce totalmente al suo compito politico, tanto da non vedere più i confini tra sé e la nazione, caricandosene il peso e diventandone poi, inevitabilmente, artefice e vittima.
È il suo percorso interiore, «il significato della pièce non è politico — racconta Rifici — utilizziamo il personaggio De Gasperi come confronto rispetto alla situazione in cui ci troviamo oggi». Il testo non è volutamente nostalgico, «la tristezza che pervade la storia, l’amarezza, è legata al valore del linguaggio. Quello politico di allora aveva preso una distanza abissale da quello che v’era stato nel Ventennio. Era fondamentale che la lingua politica si distinguesse da quella del popolo». Oggi è l’esatto contrario, la politica parla solo alla pancia, per usare una definizione abusata. «De Gasperi diceva di stare attenti alla tentazione di cercare consenso piuttosto che creare un discorso». Una questione, quella della lingua, che lo statista comprende velocemente quanto sia centrale: nella sua visita in America riceve i complimenti da un ambasciatore che si mostra ammirato del suo utilizzo del verbo e che però si affretta a comunicargli quanto vi siano cose più urgenti da portare a termine, «ovvero polarizzare l’europa e costringerla a schierarsi dalla parte degli Stati Uniti».
Vi sono temi che precedono quelli della cronaca più recente. «Le figlie hanno raccontato che, in punto di morte, abbia pianto per la mancata realizzazione di un esercito europeo. Allora era il momento giusto, oggi è pericoloso immaginare delle forze armate senza, alle spalle, aver costruito una cultura e un’identità europee». L’europa brucia, laddove il bruciare si identifica con la polarizzazione tra est e ovest «che ancora oggi sussiste ed è molto radicata. Leggiamo i dubbi di un politica che costruiva un’europa che era un sogno, un’unione viva di intenti e che ha finito per essere un’unione di compromessi».
Le figlie hanno raccontato che, in punto di morte, ha pianto per la mancata realizzazione di un esercito europeo