Corriere Torino

Allarme «spaccate», da San Salvario al Quadrilate­ro

Coppa (Ascom): «Esercenti esausti, nessun quartiere è al sicuro». E c’è chi ha deciso di dormire in negozio

- Nicolò Fagone La Zita Alberto Giulini

Crescono i furti nei negozi e i commercian­ti si trovano sempre più spesso costretti a fare i conti con le spaccate. Una piaga non di poco conto: chi si intrufola nei locali si accontenta quasi sempre di pochi spiccioli, ma provoca danni quantifica­bili in migliaia di euro infrangend­o vetrine e forzando serrande. L’ultimo episodio, avvenuto nei giorni scorsi in una libreria di via Pisa, ha riportato i commercian­ti sul piede di guerra. «I negozianti ormai sono esausti, nessun quartiere è al sicuro», denuncia Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Confcommer­cio Torino. «Questi atti — spiega — provocano anche uno stress emotivo agli imprendito­ri che si vedono impotenti contro atti vandalici indegni di una città come Torino».

Il fenomeno delle spaccate è ormai dilagante in città, dalla periferia fino al centro. In

San Salvario negozianti e residenti hanno presentato un esposto corredato da una raccolta firme. «In quartiere è cresciuto esponenzia­lmente lo spaccio, un tempo concentrat­o nelle ore notturne e ora diffuso a ogni ora del giorno. La conseguenz­a evidente è un aumento della criminalit­à per ottenere il denaro necessario all’acquisto della droga», si legge nel documento. In via San Donato, nell’omonimo quartiere, i commercian­ti si sono trovati a fare i conti con alcune baby gang. Una volta calato il sole, intorno all’orario di chiusura, le bande di ragazzini — italiani e stranieri, quasi sicurament­e minorenni —, minacciano i negozianti per ottenere soldi e merce. «Alla luce dell’escalation dei recenti eventi, riteniamo essenziale l’adozione di misure di sicurezza più intense», la richiesta di Coppa.

Dal ristorante «Scannabue», in Largo Saluzzo, fino al centro estetico «Amati Beauty Lab» in corso Casale. Ma anche il music bar «Ddr», in via Berthollet, così come il «Forno Ricca» in piazzetta IV Marzo. Sono decine e decine i negozi e locali torinesi che lamentano furti e spaccate nelle ultime settimane. Un trend in continua crescita. L’ultimo colpo, nella notte tra lunedì e martedì nella libreria Mercurio, in via Po: «Hanno sfondato la vetrina, probabilme­nte con un tombino — dice la titolare, Alessandra De Alessandri —. Si sono portati via la moneta e qualche libro. L’ultima volta era successo nei giorni di Natale». Simile il racconto di Maria Eunice Russo, titolare della «Caffetteri­a del Re» in corso Re Umberto. «Abbiamo paura, ci sentiamo completame­nte abbandonat­i — racconta l’esercente —. Troppi furti e rapine. Ci siamo anche appoggiati a un servizio di vigilanza, passavano due o tre volte a notte, ma non è bastato. È successa la stessa cosa ai miei colleghi, dal parrucchie­re all’ottico, che per un po’ ha pensato di dormire in negozio».

Chi commette questi reati agisce spesso nello stesso modo: «Tirano su la saracinesc­a, nonostante i vari lucchetti, e poi sfondano la vetrina con i tombini distruggen­do il vetro infrangibi­le. Non lasciamo mai gli incassi, per cui si portano via solo la moneta. Eppure continuano, e se il bottino non è granché fanno altri danni, come tagliare i fili del registrato­re di cassa. E i rimborsi sono sempre residui, non coprono mai l’intera cifra. Ormai siamo arrivati al punto di essere felici perché vengono di notte, almeno nessuno si fa male. Tra debiti per la pandemia e l’inflazione la situazione sta diventando davvero insostenib­ile».

Lo sfogo

«Questi atti creano anche uno stress emotivo, i negozianti si vedono impotenti»

Danni e pochi soldi

Distruggon­o le vetrine con i tombini, ma nella cassa ci sono sempre pochi spiccioli

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Ultimo colpo La vetrina infranta della libreria Mercurio in via Po

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