Corriere Torino

«In Europa come in Italia, l’esempio di Cavour è ancora contempora­neo»

- di Maria La Barbera

Un’asta alta 51 metri, tanti quanti gli anni che visse Camillo Cavour. E in cima la bandiera italiana più grande del mondo, che verrà alzata e ammainata tutti i giorni, per celebrare e promuovere l’unità d’italia, voluta fortemente dallo statista piemontese e di insostitui­bile valore per Marco Boglione. È uno dei prossimi e importanti progetti della Fondazione Cavour.

Imprendito­re, fondatore e presidente di Basicnet, gruppo torinese proprietar­io di famosi e iconici marchi come Kappa, Robe di Kappa, K-way, Superga, Sebago e Jesus Jeans, Boglione dal 4 febbraio 2020 è anche il presidente della Fondazione di cui era stato, nel 2012, uno degli istitutori. «Per diversi anni mi sono chiesto cosa dovesse rappresent­are la Fondazione Cavour — racconta ora —, quali dovevano essere i suoi obiettivi. Sicurament­e si rendeva necessario conservare, raccoglier­e, inventaria­re, ristruttur­are, costruire l’archivio e gestirlo, attività a cui si era già dedicato Nerio Nesi, da poco scomparso, con la collaboraz­ione di tutti i Presidenti della Repubblica che si erano susseguiti».

«Nel frattempo, però, ero sempre più consapevol­e dell’importanza della figura di Cavour, del suo pensiero ancora così contempora­neo e fonte di ispirazion­e, dell’influenza che ha esercitato sulla dimensione politica che viviamo oggi, l’europa. Le sue intuizioni, il suo agire hanno fatto, del nostro, un Paese unico e unito. Mi sono appassiona­to e credo che il suo esempio possa essere di riferiment­o per tutti, soprattutt­o per i giovani».

E ora si avvicinano giorni importanti per la Fondazione Cavour, il più vicino è domenica, il 17 marzo: la Giornata dell’unità Nazionale, della Costituzio­ne, dell’inno e della Bandiera. Meno di due mesi dopo, il 6 giugno, si celebrerà invece l’anniversar­io della morte dello stesso Cavour. E il 20 settembre sarà nuovamente assegnato il Premio che porta il suo nome.

La Fondazione Cavour ospita, inoltre, la sede piemontese della SNA, Scuola Nazionale dell’amministra­zione, inaugurata il 20 settembre del 2022, che opera sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri. «In un anno abbiamo creato il primo polo decentrato formativo della SNA con l’intenzione di considerar­lo un case study per poi dar vita ad altri al fine di formare l’amministra­zione pubblica e non solo quella governativ­a. Il prossimo obiettivo da raggiunger­e sarà la ristruttur­azione dell’ultima porzione immobiliar­e non restaurata della Fondazione, una bellissima cascina di proprietà del Comune di Torino, che ospiterà il Campus Cavour – che collaborer­à con l’università e il Politecnic­o – un progetto destinato a diventare un modello in ambito formativo» spiega ancora l’imprendito­re.

Riguardo all’economia italiana Marco Boglione è fiducioso: «Gli anni che hanno seguito il Covid sono stati molto positivi, c’è stata una grande crescita e l’italia è uno dei paesi europei che ha avuto maggiori risultati. Bisogna aspettare, essere pazienti. La nostra reputazion­e in Europa si è consolidat­a, stiamo crescendo, lo dicono i numeri e le agenzie di rating il cui giudizio sul nostro Paese è decisament­e migliorato. Ai giovani dico: think business! Formatevi, pensate al lavoro, create nuove aziende e credeteci».

Innamorato della sua Torino, Boglione la ritiene una città dove si può fare tutto e a cui non manca niente: «È una riserva della cultura del fare, del produrre e questa mentalità è stata trasmessa anche a coloro che sono arrivati da altre parti dell’italia, dal sud soprattutt­o. A Torino lavorare è un vizio. Negli ultimi anni abbiamo perso 250 mila cittadini, ma il nostro Pil è cresciuto del 4 per cento e questo vuol dire che le cose vanno bene. Perfino l’occupazion­e giovanile è in forte ripresa anche grazie agli investimen­ti legati all’università. Io sto investendo su Torino, incluso il settore ricettivo, vuol dire che ci credo».

Il messaggio

Ai giovani dico: think

business! Formatevi, pensate al lavoro, create nuove aziende e credeteci

La mia città Torino è una riserva della cultura del fare, del produrre: qui lavorare è un vizio

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