«Di Vella egocentrico, poco si curava della sua invadenza»
Il Tribunale del Riesame sulle molestie a Medicina legale: violenza sessuale solo su una specializzanda
Il professor Giancarlo Di Vella avrebbe «obiettivamente trasceso in petulanti condotte di arrogante invadenza e di intromissione inopportuna nella sfera di libertà di alcune specializzande», provocando «nelle stesse un obbiettivo e ragionevole disturbo, fastidio e imbarazzo». Per il Riesame, gli indizi raccolti dalla Procura dicono che il dirigente della scuola di Medicina legale avrebbe «molestato» le aspiranti dottoresse. Tuttavia, non si può configurare la violenza sessuale: i giudici parlano infatti di «ipertrofia contestatoria» da parte del pm, che sotto il più grave reato ha fatto rientrare molti comportamenti «discutibili» del docente.
L’inchiesta racconta di carezze sulle braccia, sui capelli e sul viso; di baci sulla guancia, abbracci e «grattini» sulle spalle. E ancora, si descrivono mani che sfiorano la schiena nuda lasciata scoperta dal camice, sguardi che indugiano sulle scollature, battute a sfondo sessuale, inviti a prendere il sole sul proprio terrazzo o a vivere su un’isola deserta. Molestie, per il Riesame: che ha revocato i domiciliari a Di Vella, disponendo l’obbligo di dimora fuori dal Piemonte. La violenza sessuale — di lieve entità — sarebbe contestabile per una specializzanda, alla quale
Indagato L’ex direttore di Medicina legale Giancarlo Di Vella avrebbe toccato il sedere: una volta nel corso di un’autopsia e la seconda con il «pretesto di sorreggerla in piedi su una sedia mentre sistemava alcuni faldoni». Il collegio mette in evidenza la «personalità egocentrica» di Di Vella, che «poco si curava dell’invadenza e volgarità di alcuni suoi gesti». Sottolinea, poi, che le specializzande erano in uno stato di «soggezione» e perciò avrebbero manifestato in maniera «garbata» il loro «non gradimento»: proprio per non urtare «la suscettibilità» del docente, incapace di cogliere i segnali per «scarsa, pressoché assente, capacità di autocritica». Autocritica che Di Vella ha fatto in sede di Riesame, spiegando che «per quel che concerne i contatti fisici avvenuti con i medici in formazione di entrambi i generi, per i quali mi scuso ancora una volta se questi sono risultati non graditi, vorrei precisare che non vi fosse da parte mia alcuna intenzione di violare la sfera intima della persona: il fine era creare un’atmosfera informale». «L’ordinanza — spiega l’avvocato Marino Careglio, che difende il docente — ha iniziato a riportare in questa vicenda equilibrio e verità e si caratterizza per un continuo richiamo alla necessità di approfondire la dinamica e il contesto dei fatti nel contraddittorio delle parti, all’esito del quale emergerà la correttezza e la buona fede dell’operato Di Vella».