«Nemiche geniali» e l’amicizia femminile
● Martedì alle 21, al Circolo dei lettori, la giornalista e scrittrice femminista Jennifer Guerra presenta il suo podcast (Emons) «Nemiche geniali»
● Sono otto puntate da circa 20 minuti
Di amicizia femminile si parla tanto. Spesso a sproposito, prendendo derive di cliché che si ripropongono nei decenni, forse anche nei secoli. A mancare è un ragionamento, anche un posizionamento, intellettuale. È quello che si propone di fare la giornalista e scrittrice femminista Jennifer Guerra con il suo podcast (Emons)
che presenta martedì alle 21 al Circolo dei lettori con Natalia Ceravolo. Sono otto puntate da circa 20 minuti in cui Guerra, a partire dai suoi studi femministi, analizza otto amicizie/legami esemplari tratti da film, serie tv e libri conosciuti dalla maggior parte delle persone, «non mi piacciono i podcast troppo cultural/ complicati, li trovo respingenti. Ho fatto una selezione pop affinché fossero prodotti accessibili a tutti», spiega l’autrice. Quindi ovviamente abbiamo L’amica geniale, Mean girls, Sex and the City, Piccole donne, Una donna promettente, Pomodori verdi fritti, Golden girls, Bridgerton.
«Mean girls è stato il motore. Nel libro che ho appena scritto per Einaudi, Il femminismo non è un brand, mi sono occupata di post femminismo e Mean Girls è un’opera che è stata molto analizzata, per quanto riguarda la questione della sorveglianza e dell’auto sorveglianza. Sono partita da lì, è un film cui sono molto legata sentimentalmente perché appartiene alla mia infanzia. Quando raggiungi l’adolescenza, in un modo o nell’altro, vivi quel genere di dinamiche. È una puntata in cui è facile per tutte rispecchiarsi poiché si parla della manipolazione subdola delle nostre amiche e compagne: o l’abbiamo vissuta o l’abbiamo messa in pratica. La vittima della manipolazione diventa a sua volta la manipolatrice». Guerra sottolinea come in questo momento storico non sia delle regole che si ha bisogno quanto di abbracciare la complessità dello stare tra donne, lati negativi compresi, «distinguiamo tra l’amicizia normale e l’amicizia politica, la quale non implica che ci si debba pacere. Anzi. In essa v’è la capacità di andare oltre il dato della relazione. Per me questa è una cosa profondamente antipatriarcale, anticapitalista, controintuitiva». La sua amica geniale si chiama Selene, si conoscono dall’asilo, «il nostro rapporto è paradigmatico dell’amicizia femminile. Siamo molto diverse, agli opposti per interessi, attitudini, carattere. È sempre stato stupefacente pensare al grande bene che ci vogliamo. Come Lila e Lenù, anche io mi trovo a pensare a me stessa così come lei mi vede. Credo non ci sia cosa più importante nell’amicizia».
Nel libro che ho appena scritto per Einaudi, il femminismo non è un brand, mi sono occupata di post femminismo