Corriere Torino

«Il mio lavoro è sognare e donare i sogni agli altri»

Il carismatic­o e discusso direttore Currentzis a Lingotto Musica

- Di Luca Castelli

● Teodor Currentzis è nato ad Atene nel 1972

● Nel 2004 ha fondato a Novosibirs­k (in Siberia) l’orchestra musicaeter­na

● Stasera per Lingotto Musica dirigerà l’orchestra e le voci soliste di musicaeter­na nel Requiem di Mozart (e nel Concerto in do minore KV 491, dello stesso autore)

● Auditorium Giovanni Agnelli, ore 20.30, biglietti da 85 a 25 euro

«Forse posso affermare di essere una persona fortunata, perché il sogno che avevo in mente quando ho fondato musicaeter­na si è realizzato al 99 per cento», dice Teodor Currentzis, tra i direttori più carismatic­i, richiesti e discussi della scena classica contempora­nea, che proprio con la sua creatura inventata nel 2004 in Siberia, stasera affronterà il Requiem di Mozart all’auditorium Agnelli per la stagione di Lingotto Musica. «Il restante un per cento sono quelle difficoltà e imprevisti — dai problemi finanziari al rifiuto di parte della comunità accademica — che ci hanno spronato a cercare nuove strade e prendere decisioni non standard. Solo così puoi sviluppart­i: come i pesi allenano i muscoli, così gli ostacoli lungo il cammino sono la vitamina che ti dà la forza per proseguire verso il futuro».

Tra gli ostacoli incontrati di recente da Currentzis, ci sono quelli scaturiti dall’invasione russa in Ucraina, le accuse di non essersene dissociato, i legami della sua orchestra con banche ritenute vicine a Putin. È di pochi giorni fa la cancellazi­one di un suo concerto previsto a giugno al Festival di Vienna (con la SWR Symphony Orchestra), dopo le proteste della collega ucraina Oksana Lyniv. Sulla questione il direttore greco-russo preferisce non rispondere, concedendo­si invece alle altre domande. A cominciare da quella sul senso del potente attributo scelto per musicaeter­na.

«L’eternità è un concetto che sfugge alla nostra comprensio­ne, così come l’infinito, l’immortalit­à, la perfezione. Le persone sono in grado di immaginare con pienezza solo i fenomeni che possono misurare. Siamo modellati dall’inevitabil­ità della morte e la nostra logica si basa su un punto di partenza e ne cerca sempre uno d’arrivo. Tuttavia la fede in un’altra vita, non vincolata all’esistenza terrena, ci permette di avvicinarc­i alla comprensio­ne dell’eternità, che ha origine divina. È così che anche noi possiamo diventarne parte».

Che valore ha la musica di Mozart nell’era delle tecnologie digitali e del consumo istantaneo di contenuti?

«Mozart è eterno perché continuiam­o a suonarlo. Molte persone credono che l’accelerazi­one e l’ingrandime­nto siano un segno del progresso della civiltà. Se riusciamo a spostarci più velocement­e dei nostri antenati, allora siamo di certo più intelligen­ti di loro. Se viviamo più a lungo, questo è il progresso. Più informazio­ni, velocità, tecnologie efficienti: la quantità è diventata la valuta delle nostre vite. E se invece una farfalla, che vive un giorno, avesse un destino più felice del nostro? Ciò che conta è la qualità di ogni secondo vissuto, non il numero. La qualità, come l’eternità, è incommensu­rabile».

Cos’è il Requiem per lei? «Un’opera che ci aiuta a guardare in modo diverso al nostro mondo interiore, all’esperienza della perdita e del dolore. A chi la sta provando, il Requiem ripristina la speranza e la fede in un’altra vita spirituale. Non è un lamento per la morte, ma una supplica per la vita eterna».

Torna al Lingotto sette anni dopo il suo ultimo concerto. Che rapporto ha con l’italia?

«Mi ricorda mio padre, che vi ha vissuto a lungo. Adesso è morto ed eseguire il Requiem in Italia ha un significat­o molto personale. Ho fatto tanti concerti, sempre davanti a un pubblico gentile e attento. Il mio “auditorium” italiano preferito però è il cimitero di San Michele a Venezia, dove riposano Stravinsky, Diagilev e Pound. Abbiamo eseguito l’adagietto dalla Quinta di Mahler al tramonto. Gli unici spettatori erano i gabbiani e la cosa divertente è che quando abbiamo iniziato si sono calmati, per poi volar via dopo l’ultima nota. Forse non ho raggiunto i risultati di altri direttori, ma sono l’unico a poter vantare anche dei fan gabbiani».

Punk, ribelle, onnivoro, perfezioni­sta. L’hanno definita in mille modi. Quali sono il più giusto e il più sbagliato?

«Il mio lavoro è sognare e donare i miei sogni agli altri».

La «supplica di vita eterna» L’italia mi ricorda mio padre, che vi ha vissuto a lungo. Adesso è morto ed eseguire qui il Requiem di Mozart ha un significat­o molto personale

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