Se l’aria migliora per merito del vento lo smog uccide comunque anche d’estate
Venerdì scorso si è tenuta a Torino la presentazione del rapporto sulla qualità dell’aria in Italia preparato dalle Agenzie Regionali per l’ambiente e dall’istituto Superiore per la Protezione Ambientale.
Ironia della sorte, l’incontro si è tenuto appena due giorni dopo che l’unione Europea aveva comunicato all’italia l’avvio dell’ennesima procedura di infrazione per il mancato rispetto della sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2020.
Nonostante questo, il messaggio principale delle autorità presenti a Torino è stato come sempre un messaggio positivo, volto ad evidenziare il miglioramento della qualità dell’aria osservato nel 2023 e ad attribuirlo alle politiche regionali e locali di riduzione delle emissioni.
Nessuno nega che i dati del 2023 siano stati i migliori di sempre, almeno per quanto riguarda le polveri sottili, ma questo messaggio andrebbe accompagnato da una serie di precisazioni, sia per un dovere di onestà intellettuale (invero merce rara in politica) che per permettere all’opinione pubblica di capire perché il problema dell’inquinamento atmosferico è ben lontano dall’essere risolto.
La prima precisazione è che le condizioni meteorologiche dell’inverno 2023 sono state molto diverse rispetto al passato, con un aumento del 50 per cento degli episodi di foehn, che hanno ridotto ogni volta le concentrazioni di inquinanti. A causa del riscaldamento globale, è possibile che questa diventi una nuova normalità per Torino, ma non è certo il caso di festeggiare, viste le conseguenze catastrofiche che si porta dietro.
La seconda è che non passa settimana senza che compaia sulle migliori riviste scientifiche un nuovo studio sulla correlazione tra smog e patologie vecchie e nuove. E non passa inverno senza che i medici in prima linea, come il primario di pneumologia al Mauriziano Roberto Prota, denuncino i gravi effetti che gli episodi acuti di inquinamento hanno sui ricoveri ospedalieri.
La terza è che, secondo la legge, non avrebbero dovuto più esserci superamenti dei limiti a partire dal 2005, e festeggiare il fatto che a quasi vent’anni di distanza l’italia e il Piemonte continuino ad essere in una situazione di illegalità, seppur inferiore al passato, è inaccettabile.
La quarta è che la nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria ha abbassato drasticamente i limiti di legge per avvicinarli ai valori raccomandati dall’oms e questi limiti vanno raggiunti nel 2030. Questo a meno di una richiesta di proroga fino al 2040, che sicuramente l’italia farà provocando così ulteriori 100 mila morti premature secondo i calcoli degli epidemiologi italiani.
Tornando al cambiamento del clima, uno degli effetti delle estati torride è l’aumento delle concentrazioni di ozono, un inquinante pericoloso del quale si parla pochissimo. Per questo Torino Respira farà a luglio la prima campagna di monitoraggio civico dell’ozono, una nuova occasione per tenere alta l’attenzione sul tema, perché, parafrasando il titolo di un film, «lo smog uccide anche d’estate».
L’italia chiederà un’altra proroga
La direttiva europea sull’aria ha abbassato i limiti per avvicinarli ai valori raccomandati dall’oms