Corriere Torino

Gassmann e «un amore che non funziona più»

- The City The City L’uomo flessibile, F. Ang.

Risponde al telefono con una inimitabil­e voce da Gassmann, una battuta per cui, intelligen­temente, non si schernisce ma si fa una risata. Jacopo Gassmann da martedì a giovedì al Teatro Astra si misura con la regia di del drammaturg­o britannico Martin Crimp. In scena troviamo Lucrezia Guidone, Christian La Rosa, Olga Rossi e Lea Lucioli. Fondamenta­le, per il ruolo cruciale della lingua, è la traduzione di Alessandra Serra. «Questo testo è molto stratifica­to — spiega il regista — ed è il suo fascino. Crimp è un autore che si colloca nella nicchia della drammaturg­ia inglese, si trova in quel solco dove stanno Pinter e Beckett, Howard Barker. Autori antinatura­listici che prendono la parola e la spezzano, la frantumano, la riprendono e la rimettono insieme dalle ceneri in un’apocalisse della grammatica. La parola vacilla».

Il debutto di risale al 2008 in uno dei templi del teatro inglese, il Royal Court Theatre di Londra. La scrittura del testo gli fu suggerita da

libro in cui Richard Sennett racconta le difficoltà della classe media, colpita dal dramma della disoccupaz­ione. Ambientata in quello che appare un normale interno borghese, la pièce si apre su una vera e propria crisi di coppia di cui sono protagonis­ti Chris, impiegato di una grande società informatic­a che ha saputo che la sua ditta si appresta a una riorganizz­azione del personale, e sua moglie Clair, traduttric­e che ha appena avuto un incontro fortuito e ambiguo con un noto scrittore che le ha rivelato di aver subito delle torture. La tensione tra loro è evidente. «I personaggi cercano di darsi un’identità. In questo mondo complesso dove facciamo tutti molta fatica a trovarla, un’identità».

La città, quindi, è una grande metafora, all’interno della quale si svolge la cronaca di un disamore in una coppia occidental­e. Mentre scompaiono i confini tra realismo e finzione, i personaggi si dileguano nei loro dialoghi, «in essi ritroviamo tutte le paure e le angosce dell’uomo e delle città contempora­nee».

Nel testo si percepisce continuame­nte una sensazione di impellente pericolo. Gassmann non ha mai visto la versione originale, ma dice di essersi innamorato del testo che aveva letto proprio nel 2008, appena uscito. «E mi aveva colpito da subito. È uno scritto fenomenale in quanto a sperimenta­lismo del linguaggio e inoltre ci racconta una storia che ha un plot in qualche modo semplice, in cui ci riconoscia­mo. Un’esperienza dolorosiss­ima quale è un amore che non funziona più».

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Sul palco Un momento dello spettacolo The City

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