Morino trova il suo West sulle colline d’alta Langa
Il West non conosce confini. C’è chi lo porta sul palco del Regio (l’imminente La fanciulla del West di Puccini) e chi lo trova sulle pendici più selvagge e solitarie dell’alta Langa, muse dell’ultimo, avventuroso e morriconiano album di Luca Morino Dewest, pubblicato venerdì. «Per molti le Langhe sono Monforte, il Barolo e il Barbaresco, ma basta risalire qualche chilometro perché cambi tutto», dice il cantautore torinese. «Ti ritrovi in spazi aperti, quasi disabitati, ricchi di magia e mistero. Come suggerisce il titolo, in Dewest io cerco di decostruire l’immaginario del West. L’alta Langa diventa un portale che permette di raggiungere anche altre terre lontane. La canzone Vagar ha un messaggio quasi politico: “l’aria si scuote di un vagar lontano” si riferisce a Gaza, all’ucraina, ai popoli sballottati dalla guerra».
Composto da dieci brani registrati con tanti amici (Gianluca Cato Senatore, Tatè Nsongan, Paolo Angelo Parpaglione, Vito Miccolis...) nel covo creativo di Morino, un mulino-studio sulla Dora a Collegno, Dewest si allontana dall’antica patchanka dei Mau Mau (la storica band del cantante) preferendo paesaggi in parte strumentali che sembrano nati per accompagnare un film. «Il fatto è che negli ultimi due anni ho ascoltato quasi solo colonne sonore, soprattutto degli anni 60», racconta Morino. «Morricone non fa testo, lo consumo da sempre, ma a lui si sono aggiunti Umiliani e Piccioni. Prima o poi mi piacerebbe anche girarlo, un film. Solo che mentre un disco lo so produrre in economia, nel mondo delle immagini tutto è più costoso». Per ora, ci si dovrà dunque accontentare di quelle di
Selvatico, il videoclip diretto da Licio Esposito a Paroldo, il paese delle Masche. Ma il richiamo di questo strano West piemontese inizia a farsi sentire anche sul fronte dei concerti. «Il primo sarà al Salone del Libro. Ma il mio sogno è un concerto estivo notturno in Alta Langa. Intendo proprio notturno, con inizio alle due».