Corriere Torino

Nervosismo al Max su Sky Polemizza coi giornalist­i: «Voi non dovete capire...»

Allegri: «Faccia una domanda più intelligen­te e le risponderò»

- Filippo Bonsignore

Neanche il ritiro è servito. La Juventus non vince più, anche il Genoa si è rilevato una montagna troppo alta da scalare e non bastano i pali di Iling-junior e Kean per assolvere i bianconeri e far sì che i rimpianti siano più grandi delle colpe.

Riassunto: un’altra frenata, un altro misero punto; l’ennesima stazione di una via crucis che dura ormai da otto partite e che non sembra avere soluzione. I numeri raccontano le proporzion­i della crisi: sette punti nelle ultime otto partite; terza gara consecutiv­a senza successi. La Signora è in caduta libera, insomma, e il problema è che non si vede come poterla frenare. Il ritmo è da retrocessi­one più che da Champions League e proprio il grande obiettivo stagionale del ritorno nella principale competizio­ne europea ora diventa a rischio. Il Milan ha allungato al secondo posto (+3 dopo la vittoria di Verona) ma continuand­o con questo passo, bisognerà seriamente guardarsi alle spalle e aggiornare continuame­nte il vantaggio dalla Roma, quinta, e dall’atalanta, sesta. Non è certo quanto ci si immaginava neanche due mesi fa: il 21 gennaio, la vittoria di Lecce aveva regalato ai bianconeri la vetta della classifica (pur con una partita in più dell’inter); dalla gara successiva, dal passo falso con l’empoli, la Juve è sparita.

Nessuno però poteva prevedere un’involuzion­e così rapida, un crollo così verticale. E l’aspetto più preoccupan­te è che non si vedono le soluzioni per uscire dal tunnel: tutto infatti resta affidato all’improvvisa­zione. Massimilia­no Allegri fa quasi come se niente fosse: «Non sono preoccupat­o, sono soddisfatt­o di quanto visto: ci mancano 11 punti per qualificar­ci alla Champions. Questo è un punto di partenza per le ultime nove partite: credo che si debba prendere il positivo di questa partita per poter ripartire dopo la sosta perché il momento è difficile e la prestazion­e, come atteggiame­nto difensivo e di squadra, è stata migliore delle ultime».

Sarà, ma il volto provato del tecnico e il suo nervosismo evidente raccontano anche altro. In diretta su Sky, Max non ha dato bella prova di sé, rispondend­o a muso duro ad alcune domande: «Pochi risultati? Mi sembra che siamo terzi in classifica attualment­e...». E poi sulla possibilit­à di cambiare modulo e passare al tridente: «Io non sono un politico, non devo andare dietro al pubblico e non mi permetto di dire a lei come si fa il giornalist­a… (rivolto a Gianfranco Teotino, in studio, ndr). Mi faccia una domanda più intelligen­te e le risponderò; poi c’è chi capisce e chi no... Io faccio l’allenatore e non giudico il lavoro dei giornalist­i e così dovreste fare voi: non dovete capire, ma solo fare domande». Non certo il modo più educato di porsi nel dibattito, insomma. «Sono l’allenatore della Juve e cerco di fare le scelte migliori per la Juve – prosegue –. Poi sicurament­e commetto errori pure io ma guardo la squadra tutta la settimana e credo di sapere quali sono più o meno gli equilibri».

È evidente, in ogni caso, che la poca serenità di Allegri si riverberi anche sul gruppo: nella sciocca espulsione per proteste di Vlahovic nel recupero, ma non solo. «Dusan ha sbagliato e sarà multato. Nel primo tempo c’era un po’ di nervosismo dovuto all’importanza della partita e all’obbligo di doverla vincere. D’altra parte, le partite pesanti per noi sono queste, non quelle quando rincorreva­mo l’inter. La squadra mi è piaciuta, ha dimostrato di essere compatta, sono sereno e fiducioso, dobbiamo continuare a credere in quanto stiamo facendo. Non abbiamo preso gol e da qui dobbiamo ripartire».

❠ La reazione di Allegri

Io faccio l’allenatore e non giudico il lavoro dei giornalist­i e così dovreste fare voi

❠ La brusca frenata

Non sono preoccupat­o, sono soddisfatt­o di quanto visto: mancano 11 punti per la Champions

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Federico Chiesa è nato a Genova il 25 ottobre 1997: è alla Juve dal 2020

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