Allegri, ora tira aria di divorzio
Juve e le storie tese. Tutti con i nervi a fior di pelle. A partire da Allegri, che battibecca in tivù dopo l’ennesima partitaccia: oltre alla pazienza, Max sembra aver perso anche il controllo di una squadra allo sbando. Poi c’è il nervosismo di Vlahovic, che ha dato buca alla Signora con un’espulsione evitabilissima (addio Lazio-juve, alla ripresa dopo la sosta). Non solo: Dusan ha lasciato a piedi anche la Serbia per una dorsalgia che fa rima con la pubalgia e la lombalgia che nei mesi scorsi lo avevano afflitto. Nervi tesi pure tra i tifosi: all’allianz Stadium, domenica, c’era chi fischiava la squadra e chi insultava i fischiatori.
I numeri inchiodano i bianconeri, che in poco più di 40 giorni sono passati dalla corsa-scudetto alla periferia della zona Champions. Un crollo verticale, una caduta libera. Al nervosismo rischia di subentrare una certa paura, anche se la probabilissima apertura del parterre Champions alla quinta classificata della Serie A può dare una bella mano a Danilo e compagni.
Una sola vittoria in 8 giornate, grazie a una rete in pieno recupero di Rugani al non irresistibile Frosinone. La Juve ha incassato 0,875 punti a partita, un passo da retrocessione: peggio della squadra con la rosa più costosa della Serie A, negli ultimi tempi, stanno facendo solo Sassuolo, Frosinone e Salernitana. Numeri impietosi, nell’ennesimo «anno zero» di un progetto che zoppica da tre stagioni. La Juve ha 59 punti dopo 29 giornate, lo stesso bottino dell’anno scorso, quando però aveva quella splendida seccatura delle coppe internazionali e altri serissimi problemi tra inchieste e penalizzazioni. E alla ripresa dopo la sosta non si scherza: il calendario dice Lazio, Fiorentina e derby. Allegri, nervoso e scontroso, minimizza. Continua a mostrare il bicchiere mezzo pieno, ma appare come un uomo solo non più al comando. Più del non-gioco dei bianconeri, preoccupano l’incapacità di cambiare trend e di scuotersi. L’indice di gradimento di Max è ai minimi storici. Conquistare il pass Champions e la Coppa Italia potrebbe non garantirgli la conferma. Tira aria di divorzio anticipato, di fine ciclo-bis. La proprietà vota Antonio Conte, mentre Giuntoli pensa più a Thiago Motta che a Italiano o Palladino.