La sensibilità di Luciano per la musica Un riferimento per il mondo del jazz
I ricordi delle persone che ci hanno appena lasciato scritti dalle firme del Corriere Torino Donne e uomini noti oppure no ma sempre insostituibili per i familiari, gli amici e la gente del loro quartiere
All’età di soli 67 anni è mancato Luciano Viotto, uno dei maggiori animatori della scena jazz di Torino. «La sua scomparsa improvvisa ha toccato tutti gli appassionati — recita la nota diramata dal Jazz Club Torino —. Luciano Viotto ha dato molto al jazz piemontese e non solo, come critico, organizzatore, fotografo, curatore di discografie e mostre, semplice appassionato».
Il jazz era per Luciano una passione totale che faceva parte della sua vita da sempre. Non era un musicista ma un cultore della materia, uno studioso dei dettagli, un esegeta delle principali opere e un collezionista accanito. Ascoltava la musica e la sapeva interpretare e capire. La sua grande sensibilità lo ha portato negli anni a realizzare progetti di raccolta e divulgazione della storia di questa musica. Sono tanti gli appassionati torinesi di jazz che in casa hanno avuto in Viotto un punto di riferimento.
Nel 2013 aveva realizzato, in piazza Emanuele Filiberto, a Torino, una mostra dedicata a Chet Baker, in occasione dei 25 anni dalla morte del trombettista e cantante statunitense. Non solo: nel settore degli appassionati di jazz Luciano era noto anche per aver realizzato una discografia di Miles Davis eccezionalmente completa e accurata. La sua era, insomma, una passione maniacale, nel senso positivo del termine. Organizzava iniziative di successo e si è messo in gioco anche sul piano della divulgazione.
Sul piano personale Luciano è da tutti ricordato come una persona squisita. Pochi anni fa aveva subito un duro colpo per la scomparsa della compagna Fiorella, ma si era «rialzato» con l’aiuto dei suoi tanti amici e della passione per la musica. «Conoscevo Luciano da quando eravamo ragazzi — aggiunge Fulvio Albano, fondatore del Jazz Club Torino —. È sempre stato una presenza costante. Lo incontravo ai concerti sin dagli anni Ottanta e ho partecipato con entusiasmo alle sue iniziative in giro per la città. Sapeva parlare di jazz in modo veramente profondo».