Sciopero al Gradenigo Medici in strada per l’equità salariale
«Stesso percorso del pubblico, ma con il 30% in meno»
Più dell’80 per cento dei medici assunti al Gradenigo ieri ha incrociato le braccia e aderito allo sciopero indetto da Anmirs, l’associazione nazionale medici istituti religiosi spedalieri. Una protesta nata per manifestare il forte dissenso dei sanitari rispetto agli stipendi, a loro dire iniqui e, a parità di mansione, discrepanti da collega a collega.
«A parità di incarico e responsabilità, chi è stato assunto direttamente dal Gradenigo guadagna il 30 per cento in meno dei colleghi che, invece, arrivano da noi tramite trasferimento dal sistema sanitario nazionale – spiegavano ieri mattina i sanitari intenti a distribuire volantini informativi ai passanti –. Eppure, abbiamo tutti lo stesso contratto e ciascuno di noi arriva da concorso pubblico». Secondo i medici in sciopero deriverebbe proprio da qui «la patologica carenza di organico interna alla struttura, che riguarda anche infermieri e tecnici e che rischia di creare una pericolosa ricaduta sulla qualità delle cure e sulla sicurezza dei pazienti».
Il divario salariale tra colleghi nasce dalla forma atipica del Gradenigo; una struttura che non può dirsi clinica privata ma ospedale privato parificato con tanto di terapia intensiva e pronto soccorso aperto 24 ore su 24. Sempre per lo stesso motivo, inoltre, i requisiti strutturali e l’organizzazione delle attività e dei servizi sono, e devono essere, gli stessi offerti nel pubblico e in linea con in Lea, livelli essenziali di assistenza, strumentali alla fornitura di prestazioni e servizi per tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito e dal luogo di residenza. Infatti, i medici che lavorano nell’ospedale di corso Regina Margherita vengono equiparati ai dipendenti di strutture statali e per questo essere assunti solo con concorso pubblico o tramite trasferimento da struttura Ssn.
«Per noi medici è difficile accettare di dover ricorrere allo sciopero ma siamo stati costretti a farlo perché ci siamo resi conto che gli investimenti in capitale umano non sono la priorità della proprietà del Gradenigo, la Humanitas Spa, che fa parte della multinazionale Thechint, un colosso da 34 miliardi di fatturato – spiega web il dottor Piero Mandelli, consigliere nazionale, delegato regionale e segretario della sezione Gradenigo di Anmirs –. Quindi, abbiamo indetto il nostro primo sciopero per essere ascoltati dalla direzione e dalla proprietà».
Dal canto suo, però, la proprietà replica che «si è resa necessaria una riorganizzazione operativa a seguito di un ridimensionamento del
«La riorganizzazione era obbligata, fatta senza licenziamenti Ma apriamo un tavolo»