Corriere Torino

È un azzurro sbiadito quello di Chiesa e Locatelli Prove di risalita negli Usa

I due juventini sono alle prese con un’involuzion­e preoccupan­te

- Timothy Ormezzano

Non è un azzurro tenebra, il titolo di un noto romanzo a sfondo calcistico di Giovanni Arpino, ma è un azzurro sicurament­e sbiadito quello degli juventini Locatelli e Chiesa. I due campioni d’europa sono alle prese con una involuzion­e che li ha resi praticamen­te irriconosc­ibili. Entrambi sono fuori ruolo, al centro di un grosso equivoco tattico. Manuel si è dovuto trasformar­e in un regista, arretrando molto il suo raggio di azione, dopo aver dato il meglio di sé da mezzala d’assalto; Federico è alle prese con il mestiere poco gradito di seconda punta, lui che è un attaccante esterno da tridente.

C’era una volta un centrocamp­o di qualità assoluta, c’erano una volta Pirlo, Vidal, Marchisio e Pogba. Oggi il tasso tecnico è crollato. Il gioco del Loca continua a stagnare, non decolla. Nelle ultime due stagioni con un solo gol all’attivo, la sua regia è apparsa prevedibil­e, compassata. E il nervosismo palesato due giornate fa contro l’atalanta, quando battibeccò in campo proprio con Chiesa, è l’immagine della stessa Juve.

L’attaccamen­to di Locatelli alla causa bianconera non si discute: del resto in cameretta aveva i poster di Nedved, Del Piero e Buffon. Ma serve moldimento to di più, specie per chi è costato 37,5 milioni di euro di cartellino. Manuel deve alzare alla svelta i giri. E prendere per mano la squadra, assicurand­ole personalit­à e leadership. Stesso discorso per Chiesa, altro juventino che cerca rilancio nelle prossime amichevoli della Nazionale negli States (domani con il Venezuela, domenica con l’ecuador). Il figlio d’arte in scadenza nel 2025 (la questione rinnovo per ora è impantanat­a) è uno dei bianconeri più deludenti dell’allegri-2. Sulla carta è probabilme­nte il migliore giocatore italiano. In campo però, complice una condizione fisica intermitte­nte dopo il brutto infortunio di più di due anni fa, il suo renpunti è spesso insufficie­nte. L’avvio di stagione fu tanto buono quanto illusorio, con 4 gol nelle prime 5 giornate (oggi è a quota 7 reti). «Chiesa secondo me è un attaccante. Farlo giocare da esterno è riduttivo, si isola troppo. Quest’anno deve fare 14-16 gol», disse ad agosto Allegri. Dopodiché è cominciato un lento e malinconic­o declino. Poche sgasate, poco feeling con Allegri, l’intesa con Vlahovic che non decolla. I fischi dello Stadium e pure la concorrenz­a di Yildiz, però eclissatos­i da un paio di mesi.

Chissà che l’azzurro non aiuti Chiesa a riprenders­i la Juve. Percorso opposto per Kean, che vuole sfruttare il trampolino bianconero per rituffarsi nell’azzurro perduto. L’italiano più deludente della pattuglia di Allegri è proprio lui, Moise, ancora fermo a zero gol. Il classe 2000, alla ripresa dopo la sosta, dovrà sfruttare l’assenza di Vlahovic (squalifica­to) e Milik (infortunat­o) per riscattars­i. Lo scorso gennaio saltò il passaggio di Moise all’atletico Madrid. In estate, visto il contratto in scadenza nel 2025, sarà cessione a titolo definitivo o rinnovo con probabile partenza in prestito.

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 ?? ?? Federico Chiesa (foto grande), 44 partite e 7 reti in Nazionale. Qui sopra Manuel Locatelli, 26 gare e 3 gol in azzurro
Federico Chiesa (foto grande), 44 partite e 7 reti in Nazionale. Qui sopra Manuel Locatelli, 26 gare e 3 gol in azzurro

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