A Miradolo, Griffa porta l’arte nella natura
Opere del passato e nuove installazioni appositamente concepite, segni colorati o totalmente bianchi, linee e volumi, e poi tele, corde, carte, ceramica. Un rapporto tra natura e artificio che tocca i sensi e moltiplica i significati. E la musica, che accompagna la visita con un’inedita installazione sonora composta di frammenti delle musiche di Bach, Debussy, John Cage, Arvo Pärt... Nella mostra Giorgio Griffa. Una linea, Montale e
qualcos’altro (dal 23 marzo al 25 dicembre al Castello di Miradolo di San Secondo di Pinerolo, a cura di Giulio Caresio e Roberto Galimberti, catalogo Allemandi), l’artista torinese, a quasi 88 anni (li compie il 29 marzo), si conferma una voce attualissima e di assoluta originalità. Articolata in una serie di tappe nelle sale del Castello ed estesa anche nel parco, la mostra racconta più di 50 anni di attività artistica: «Griffa ha pensato e realizzato personalmente questo racconto anche grazie all’energia che ha tratto dal verde in cui è immersa la residenza», spiega Giulio Caresio. «Ma il suo intervento è come sempre gentile, rispettoso. Porta così la sua arte nella natura, con un’operazione che è in qualche modo inversa rispetto alla pittura di paesaggio tradizionale, che porta invece la natura dentro la tela». Le nuove installazioni «site specific» accolgono il visitatore all’ingresso del parco, con alti stendardi che si avvolgono sui fusti degli alberi, disegnano di frammenti l’ampio prato, avvolgono di corde il boschetto di bambù, penetrano nell’atelier di pittura che fu della contessa Sofia Cacherano di Bricherasio e si confrontano con la luce che filtra nella serra. Dentro al Castello è esposta una ventina di lavori dagli anni 60 a oggi, esposti secondo un ordinamento non cronologico «per invitare ogni visitatore a costruirsi un proprio percorso», suggerisce Caresio. (1981-82) ad esempio, sono una serie di lavori, per la prima volta esposti insieme, realizzati nel corso di un’estate nella «casa nel bosco» a Superga. Sopraffatto dal verde della natura, «Griffa si rese conto di non riuscire a gestire i suoi colori abituali e decise quindi di utilizzare solo il bianco. La scelta oggi è di riprodurre quel contesto originario, allestendo il ciclo in una stanza d’angolo del Castello», sottolinea Caresio. Così avviene anche per altre sezioni, in stretto rapporto con il contesto. D’altra parte, la mostra è nata proprio dal primo contatto tra Griffa e il Castello. Era il 2021 quando, in vista della mostra sull’architetto Paolo Pejrone, Griffa realizzò un’installazione, concepita come temporanea ma che tuttora occupa una stanza tutta per sé. Oggi nel Castello tutti la chiamano Sala Griffa.