Le Ogr portano in Laguna una riflessione sul clima
Apre oggi a Venezia, negli spazi di Ocean Space nella chiesa barocca di San Lorenzo, Re-stor(y)ing Oceania (fino a 13 ottobre, a cura di Taloi Havini), voluta da Ogr Torino in collaborazione con TBA21– Academy (un’emanazione della fondazione istituita dalla collezionista Francesca Thyssen Bornemisza, struttura interdisciplinare tra scienza degli oceani e arte) e con Artspace di Sydney. Re-stor(y)ing
Oceania, nuovo capitolo della collaborazione tra Havini e Tba21–academy (dopo The
Soul Expanding Ocean nel 2021), presenta due commissioni site-specific alle artiste indigene del Pacifico Latai Taumoepeau e Elisapeta Hinemoa Heta e invita i visitatori a mettersi in connessione con le voci delle artiste e degli artisti delle comunità che abitano (e lavorano) nell’emisfero australe, una delle regioni più colpite dagli effetti distruttivi del cambiamento climatico. Queste comunità indigene hanno tentato per decenni di far sentire la loro voce, chiedendo una maggiore consapevolezza degli effetti che i nostri comportamenti inducono sui loro luoghi d’origine, una porzione di mondo enorme che va da Taiwan alle Filippine fino a Papua Nuova Guinea, passando per le Isole Salomone, Tonga, Samoa, Figi e Palau, le Hawaii, Rapa Nui e la costa occidentale dell’australia. L’eredità coloniale continua a pesare sulle comunità locali, sia da un punto di vista sociale che economico attraverso il continuo sfruttamento delle risorse naturali. La mostra intende sovvertire questo rapporto attraverso forme d’arte diverse, l’oratoria, il canto, la genealogia, la performance e i sistemi di credenze cosmologiche locali. La mostra curata da Havini (lei stessa originaria di Bougainville, in Papua Nuova Guinea, e recente vincitrice del premio internazionale Artes Mundi) è guidata da un metodo ance
strale di chiamata e risposta e, quindi, di rapporto diretto e di ideale interazione tra le due protagoniste. L’artista Latai Taumoepeau propone infatti un appello con l’opera Deep Communion sung in minor (Archipelago, This is not a
drill) e l’architetta Elisapeta Hinemoa Heta risponde con
The Body of Wainuiatea. Uomini e donne pagaiano su strutture che imitano (in versione contemporanea) le tipiche canoe del Pacifico (nell’opera di Taumoepeau), laddove la struttura immaginata da Hinemoa Heta, formata da tendoni bianchi, vuole riportare la riflessione sul senso di comunità caratteristico delle comunità indigene. Anche quando la comunità si trova dall’altra parte del pianeta, rispetto a chi vedrà la mostra.