Corriere Torino

«Sesso, alcol e droga nella storia dell’arte»

Claudio Pescio racconta storie di artisti e di opere, tra Rinascimen­to e primi del 900, attraverso scene curiose e a volte scandalose, bizzarre e trasgressi­ve

- Alessandro Martini Maurizio Francescon­i

La storia dell’arte può essere appassiona­nte, e anche esserlo in modo ironico, divertente, malizioso. Ai limiti dello scabroso, e talvolta oltre. Perché la storia dell’arte ha illustrato, condannato e talvolta esaltato ogni tipo di vizio e addirittur­a perversion­e, dal sesso (in molte delle sue pratiche e varianti) all’esibizioni­smo, dai bordelli al vino, alle droghe. Ben lo racconta, con tono leggero e profonda conoscenza della materia, Claudio Pescio in Paradisi proibiti. Storie di sesso, alcol e droga nelle opere d’arte

(Giunti) in cui racconta storie di artisti e di opere, tra Rinascimen­to e primi del 900, attraverso scene curiose e a volte scandalose, iconografi­e bizzarre e trasgressi­ve, nel segno dell’ambiguità. «Sono specchi che riflettono le umane debolezze», spiega Pescio. «E a me l’arte interessa in quanto “documento”, capace di parlare di società, ideologie, convenzion­i, moralismi, censura e autocensur­a».

Il nudo, e quindi il sesso, sono da sempre protagonis­ti nell’arte, e ancor di più nelle opere da lei raccontata.

«Il mio libro fa emergere l’alto tasso di furbizia degli artisti, che ad esempio rappresent­ano soggetti biblici e mitologici per mostrare con maggiore libertà il nudo o situazioni licenziose. Pensiamo alla vicenda di Candaule, della Lidia, raccontata da Erodoto e ripresa da molti pittori tra cui Jean-léon Gérôme nella metà 800. Il re ha una moglie bellissima ed è molto seccato di essere il solo a vederla nuda. Invita quindi il suo luogotenen­te Gige, ovviamente un po’ perplesso, in camera da letto perché possa guardarla mentre si spoglia. Lei se ne accorge e si vendica del marito ingannator­e, inducendo Gige a ucciderlo. Inutile dire che la storia è poco più che un pretesto per raffigurar­e le nudità della regina...».

I luoghi comuni relativi al «genere» dominano la pittura che lei racconta. Anche l’arte ha contribuit­o alla «normalizza­zione» della violenza sulle donne?

«Certo. Pensiamo al rapporto predatore-preda nella pittura mitologica con satiri e ninfe, alla violenza (rimossa e ammantata di romanticis­mo) nella rappresent­azione degli amori tra gli dei, a Zeus “infatuato” di decine di donne più o meno divine... Ma sono rarissime le opere che rappresent­ano una violenza reale. Ne inserisco una nel libro, molto forte e sorprenden­te: Stupro di una giovane donna nera (1632) dell’olandese Christiaen van Couwenberg­h, esposto a Strasburgo. Il museo si interroga periodicam­ente se rimuoverlo, per il timore che possa offendere la “sensibilit­à” dei visitatori...».

Nell’ambito delle «trasgressi­oni», come sono state raccontate le droghe?

«Rispetto al sesso, la raffiguraz­ione di alcol e droghe è più recente. L’assenzio in particolar­e è la bevanda dominante nella Francia di Baudelaire e degli impression­isti. Ne abusano anche Van Gogh e Toulouse-lautrec, che lo conserva nascosto nel suo bastone da passeggio. Proprio sul tema delle droghe, recentemen­te il presidente americano ha accusato la Cina di aver invaso il mercato del suo Pese con l’oppioide Fentanyl. Una vicenda simile, ma a parti invertite, era già accaduta nell’800 con le fumerie d’oppio, raccontate in molte raffiguraz­ioni. Ma furono gli inglesi a imporlo come moneta negli scambi commercial­i, anche attraverso le famose guerre dell’oppio».

Chi sono gli artisti che dipingono queste opere «scandalose»?

«Uno degli artisti che, dal Rinascimen­to, dà il via alla laicizzazi­one e all’erotizzazi­one dell’arte è Tiziano, ma ci sono anche Tintoretto, Veronese, Poussin. E poi il 600 olandese e ovviamente tutto il 700 francese, licenzioso e libertino, da Fragonard a Watteau e Boucher. Fino a Courbet e oltre. Tra i più “insospetta­bili” c’è uno scrittore come La Fontaine, celeberrim­o per le sue favole moraleggia­nti ma autore anche di racconti boccaccesc­hi, a cui la pittura si ispira ampiamente. C’è molto divertimen­to in questa arte. E ho cercato di metterla in luce nel mio libro».

Furbizia

Il mio libro fa emergere l’alto tasso di furbizia degli artisti, che ad esempio rappresent­ano soggetti biblici per mostrare il nudo o situazioni licenziose

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Nel libro Alcune delle opere contenute nel volume pubblicato da Claudio Pescio

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